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‘Invidioso’, ‘Si studi la Storia!’. Chi è Grandi, che sul cibo italiano fa infuriare Salvini e Coldiretti

today7 Aprile 2023 7

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In queste ore non si parla e si scrive che di lui e delle sue dichiarazioni contenute in un articolo del Financial Times. Le quali gli hanno fatto frettolosamente guadagnare il titolo di traditore della grande storia della cucina italiana. Proprio nel momento in cui essa viene candididata a patrimonio dell’umanità presso l’Unesco. Nella polemica scaturita dalle analisi di storia dell’alimentazione tipica italiana di Alberto Grandi si sono inseriti con toni scandalizzati e infuriati sia la Coldiretti che il ministro Matteo Salvini. Aggiungiamoci che fra pietanze con insetti (di cui abbiamo scritto qui) e la Sovranità alimentare voluta dalla premier Meloni (qui) questa polemica divampa in un periodo già piuttosto sensibile. Ma ripartiamo dai fatti e dalle persone. E dunque, prima di tutto, chi è Alberto Grandi.

Il Prof contro la mitologia del cibo “tipico” e “millenario”

Grandi è docente dell’Università di Parma dove insegna Storia delle imprese, Storia dell’integrazione europea e ha insegnato Storia economica e Storia dell’alimentazione. E’ autore di saggi e libri, uno dei quali uscito cinque anni fa ha subito innescato le stesse polemiche divampate nelle ultime ore. Si intitola Denominazione di origine inventata. Diventata poi il podcast DOI di cui è autore con Daniele Soffiati. E’ lo stesso Alberto Grandi che risponde per le rime a Salvini che gli aveva dato dell’esperto invidioso che con le sue dichiarazioni alimenta “giornali invidiosi” dell’eccellenza gastronomica italiana, con queste parole: “Matteo Salvini, la storia si studia! Il rispetto per i nostri nonni, emigrati fino agli anni ’50 per non morire di fame, ci racconta di un’Italia povera in cui non esistevano le presunte tradizioni culinarie di cui oggi ci facciamo tanto vanto. I nostri piatti sono sì buonissimi, ma la loro storia è, nella maggior parte dei casi, diversa da quella che viene raccontata“.

“Il Parmigiano tradizionale? Lo si trova nel Wisconsin”

Ma i dettagli riportati dal FT, nell’intervista fatta a Grandi da Marianna Giusti, non piacciono a molti e rinfocolano guerre di campanile. Per fare un esempio, il professore sostiene che il vero Parmigiano (qui il nostro approfondimento) sia quello prodotto negli Usa e per la precisione in Wisconsin, dove una comunità di emigrati da Parma arrivata lì un secolo fa lo produce con forme da 10 chili l’uno e incastonate in una crosta nera, come avveniva in antichità. Le forme più grandi e chiare che siamo abituati a vedere in Italia non sarebbero quelle “storiche”. E giù polemiche e commenti infuriati. Incluso quello di Coldiretti.

“Un attacco alla cucina italiana” e l’importanza di restare lucidi

Coldiretti è inorridita di fronte alle asserzioni di Alberto Grandi. In una nota definisce le sue posizioni “un attacco surreale ai piatti simbolo della cucina italiana“. Grandi allarga il campo a parlare di piatti percepiti come “italiani da secoli”, a cominciare dalla pizza. Secondo le sue ricostruzioni gli americani nell’Italia del 1943 erano stupiti di non trovare neanche una pizzeria, la prima delle quali sarebbe stata aperta a New York nel 1911. Qui si può notare che una cosa è aprire pizzerie, altra è fare la pizza e venderla come cibo povero di strada, su questo fronte è inciampato Carlo Cracco con risposta sulle origini della pizza (vedi qui).

Pizza, Carbonara, Tiramisù: ce n’è per tutti

Ancora: sulla Carbonara, Grandi torna sulla ricostruzione di una piatto per sfamare i marines, unendo ingredienti che loro usavano per colazione alla pasta. Altra rilettura storica di Grandi è l’origine del Tiramisù, che risalirebbe agli anni Ottanta anche perché prima trovare il mascarpone era molto difficile. Su questo punto la sua ricostruzione differisce da quella che ne individua la nascita negli anni Sessanta al ristorante Le Beccherie dei coniugi Campeol (scomparsi entrambi recentemente, leggi qui). E’ da notare che in nessuna sua affermazione Grandi si permette di sostenere che il Parmesan “tarocco” americano sia meglio del Parmigiano o cose del genere. Ma di certo riscrive la storia di certe tipicità italiane che hanno beneficiato dall’incrocio con altre culture, compresa quella americana. Però una cosa è il rigore di Grandi, altra è la percezione di molti della lunga intervista del Financial Times come tentativo di sminuire e sabotare la candidatura della nostra cucina a patrimonio dell’umanità certificato dall’Unesco. Scrive Salvini: “Nutriscore, insetti e ora anche “esperti” e giornali invidiosi dei nostri sapori e della nostra bellezza. Comprare, mangiare e bere italiano fa bene alla salute, al lavoro e all’ambiente“. Ma qui siamo nella terra di mezzo dove politica, polemica, nazionalismo e cibo diventano una sola cosa. Quindi ci fermiamo. 

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Scritto da: redazione

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