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Ambiente

Valorizzazione delle foreste, la priorità e mappare e accorpare le proprietà

today7 Aprile 2023 9

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Il percorso di costruzione – o meglio ricostruzione – di una filiera economica legata alla gestione e valorizzazione del bosco nel nostro Paese procede tra mille difficoltà, ma procede. E oggi «è a buon punto», assicura Alessandra Stefani, responsabile della Direzione generale dell’economia montana e forestale del ministero dell’Agricoltura, sovranità alimentare e foreste (Masaf).

«Grazie all’approvazione nel 2018 del Testo unico forestale (Tuf) approvato e ai 12 decreti attuativi finora approvati, che ne consento l’applicazione, il concetto di filiera forestale è entrato nel lessico di tutti coloro che si occupano di questo settore, dai proprietari dei boschi alle segherie, dalle imprese della prima lavorazione a quelle della trasformazioni», ha spiegato Stefani, intervenendo ieri al convegno organizzato da FederlegnoArredo (Fla) a Milano proprio su questo tema, che ha messo a confronto le aziende della filiera legno-arredo con le istituzioni nazionali e regionali, oltre ad associazioni e centri di ricerca.

Ridurre l’import di legname dall’estero

I passi avanti fatti negli ultimi anni sono innegabili, a cominciare dalle azioni adottate per creare una base statistica a quelle per formare gli operatori – ma resta ancora molto da fare per dare vita a una filiera industriale integrata in grado di valorizzare gli 11 milioni di ettari di superficie boschiva che ricoprono oltre un terzo (il 36,5%) del territorio nazionale e ridurre così la dipendenza del nostro Paese dal legname importato dall’estero (l’80% di quello utilizzato per l’utilizzo o per la trasformazione industriale).

Tema, quest’ultimo, diventato particolarmente urgente negli ultimi due anni, visto il forte rincaro della materia prima legnosa e dei prezzi per l’affitto di container. Si è compreso che produrre legno italiano è un’attività virtuosa, perché questo consente di promuovere una gestione sostenibile e attiva dei boschi (oggi appena il 18% delle foreste è oggetto di pianificazione e meno del 10% è certificato), prevenendo incendi e rischi idrogeologici, di rendere disponibile una materia prima naturalmente «green», che contribuisce inoltre allo stoccaggio dell’anidride carbonica, e inoltre di creare ricchezza sui territori.

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Un’opportunità di sviluppo economico

«Vogliamo avere più legno italiano disponibile – ha detto Alessandro Calcaterra, presidente di Fedecomlegno e delegato Fla alle foreste e certificazioni forestali –. Un legno proveniente da una filiera che sostiene il principio dell’uso a cascata di questo materiale, privilegiando gli utilizzi in grado di creare maggiore valore aggiunto». Inoltre, ha aggiunto Calcaterra, «la cura dei boschi rappresenta anche una grande opportunità di sviluppo economico e sociale per le comunità delle aree montane e rurali, con la possibilità di ricostruire filiere del legno che sono scomparse da decenni a vantaggio di altri Paesi europei. Dobbiamo privilegiare forme di filiera corta e questo richiede uno sforzo collettivo che permetta di incidere su una pluralità di figure, pubbliche e private».

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Scritto da: redazione

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