I numeri sono simboli, sostenevano gli antichi maestri di Cabala. Certe volte, poi, succede che i simboli producano numeri importanti: prendete il caso di Blue Note Milano, unico jazz club europeo a fregiarsi dell’insegna del leggendario locale newyorchese. Con i suoi 20 anni di attività – ventennale che cade proprio in questi giorni – è un simbolo per Milano e per il jazz italiano più in generale. Ed è un simbolo che, dati alla mano, da solo fattura quanto un quarto di tutta l’attività live del jazz in Italia, «anche grazie a un 2022 contrassegnato da un incremento del 4% del pubblico, rispetto al pre-pandemia».
Giro d’affari a 4,1 milioni
A parlare è Andrea De Micheli, fondatore e ceo di Casta Diva Group, la media company che nel 2016 ha incorporato il Blue Note. In queste ore è impegnato, assieme al Comune, con le celebrazioni della ricorrenza della venue che in questi 20 anni ha ospitato da Toots Thielemans a Chick Corea, passando per gli italiani Paolo Fresu e Fabrizio Bosso, di casa da queste parti. Il programma dei festeggiamenti vuol essere importante, quanto lo è l’economia che ruota attorno al Blue Note Milano. Il valore della produzione nel 2022 è stato di 4,1 milioni per un Ebitda margin del 7%, performance in rialzo rispetto ai dati di pre-pandemia (3,9 milioni e 4%). «Nella performance – spiega De Micheli – rientrano anche i ricavi della ristorazione. Se ci concentriamo soltanto sullo sbigliettamento, siamo a 1,8 milioni, ossia il 26% di quanto fatturano i concerti jazz in Italia secondo Siae».
Pubblico in crescita del 4%
I paganti sono stati 63.704, il 4% in più rispetto al 2019, «segno della grande domanda di pubblico post pandemia», continua De Micheli. Contrariamente alle aspettative, il segmento di pubblico più importante è rappresentato dai Millennials (45,1%), seguiti da Generazione X (33,8%) Gen Z (10,4%) e Baby Boomer (9,9%). Si tratta di un pubblico in prevalenza maschile che arriva soprattutto da Milano e Lombardia, poi resto d’Italia ed estero che significa soprattutto Svizzera. Il Blue Note è un brand: non è un caso se il prezzo medio degli spettacoli si attesta sui 30 euro, a fronte dei 15 euro del prezzo medio nazionale degli eventi jazz. «Il nostro prezzo medio», sottolinea il ceo di Casta Diva Group, «si avvicina ai 38 euro del prezzo medio nazionale degli spettacoli di musica leggera, segno che c’è un valore del percepito da parte del pubblico molto alto». Non è un caso se nel locale, per il 2022, sono state organizzate anche 47 feste private di cui 27 in esclusiva.
Venue da (almeno) uno show a serata
Nel 2022 si registrano 232 serate complessive di apertura, 205 primi set più 136 secondi set per un totale di 341 show, con oltre mille artisti che si sono esibiti. «Rispetto alla scena milanese», continua De Micheli, «siamo tra le pochissime realtà che fanno programmazione quotidiana, tutte le sere tranne il lunedì. Un a politica rischiosa, se sbagli programmazione, ma quando centri la domanda del pubblico è un’immensa opportunità. In linea di massima quest’anno possiamo dire che la abbiamo azzeccata il più delle volte». Il Blue Note, azienda per cui lavorano 24 persone fisse più sei o sette rinforzi pronti a dare manforte nelle serate di grande affluenza, contribuisce ai ricavi di Casta Diva per poco meno del 5 per cento.
Qual è l’orizzonte del club? «Parlerei di due direttrici», risponde De Micheli. «Da un lato intensificare le attività di Blue Note Off che “portano” i nostri contenuti in location diverse da Milano. Qui siamo in trattativa con una famosa location dei laghi lombardi per la stagione estiva, con una importante compagnia di navigazione, una località montana, più un palazzo storico di una regione contigua. Dall’altro puntiamo a fare rete con le università che si occupano di comunicazione e arti applicate per avere un’antenna nel mondo degli studenti». Obiettivo: ringiovanire platea degli appassionati. Né più né meno di quello che fanno i grandi club americani.
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