Musica liquida o musica fisica: questo è il dilemma. A ragionare con i numeri del mercato mondiale della discografia, non c’è partita: il grosso del fatturato arriva ormai dallo streaming premium, in crescita da sette anni consecutivi. Ma tra gli audiofili più esigenti – categoria che di solito coincide con gli appassionati di classica, jazz, un certo tipo di rock e, più in generale, musica che non ha perso il gusto per la sperimentazione – si annida uno zoccolo duro di amanti del supporto fisico (vinile in particolare), le cui prestazioni alla lunga vincerebbero nettamente il confronto con lo streaming.
Ma ha ancora senso un dibattito di questo tipo? «La cosa importante è la capacità oggi dei nostri ingegneri del suono di riuscire a realizzare dei missaggi che suonano benissimo anche nei piccoli amplificatori e negli audio dei cellulari o dei computer, in modo che lo streaming diventi un’opportunità di diffusione anziché un limite». Parola di Roberto Cacciapaglia, compositore milanese apprezzato in tutto il mondo che il 24 febbraio torna con il nuovo album Invisibile Rainbows in attesa del tour che a maggio lo porterà dal Teatro Ristori di Verona alla Sala Verdi del Conservatorio di Milano.
Maestro Cacciapaglia, qual è il concept che sta dietro Invisible Rainbows ? Gli arcobaleni che vediamo apparire nel cielo non sono solo fuori, nella natura, esistono anche dentro di noi e sono altrettanto meravigliosi. Ognuno ha in sé stesso il suo arcobaleno invisibile con infiniti colori, non si vede, ma è sempre presente; essenza pura, bellezza che ci appartiene, al di là di spazio e tempo. Anche il suono è invisibile, con i suoi infiniti armonici; entrare nel suono è aprire una porta, attraversare la trasparenza di un arcobaleno. La musica è come un ponte che connette sia le persone tra loro che noi stessi, e può riattivare quest’esperienza. Mentre suono metto in relazione uno stato interiore di presenza con la propagazione del suono attraverso le vibrazioni, autostrade energetiche della comunicazione.Gli arcobaleni sono la purezza, la trasparenza, la limpidezza, la quiete dopo la tempesta ecologica che si abbatte sul nostro pianeta. L’arcobaleno è il simbolo della luce, della gioia, della vita e della speranza che vince sul buio, sulle tenebre dell’inquinamento globale che ci circonda. La musica è certamente uno strumento di evoluzione e consapevolezza e può avere una parte importante sia a livello individuale che collettivo nella nostra epoca oggi, in equilibrio tra ombra e luce.
Ha un seguito internazionale. Ci sono differenze tra il suo pubblico in Italia e quello nel resto del mondo? Nel mio pubblico ci sono persone che arrivano da territori musicali e da nazioni che hanno tradizioni molto diverse. Tutti vanno in una direzione precisa, vedono nella musica una porta, un mezzo per toccare dimensioni sottili, al di là di conflitti e divisioni. Quando vengono a salutarmi dopo il concerto vedo degli sguardi di luce, e non è retorico, perché c’è nei loro volti una luminosità che unisce e accomuna tutti, che si trovino in Italia, Russia, America, Turchia, Inghilterra, Cina… Sono tante voci che diventano una voce sola, planetaria, ed è meraviglioso. Nei miei concerti propongo un incontro attraverso il suono, una partecipazione del pubblico per essere insieme nello spazio, che è senza divisioni. Non sono solo ascoltatori, ma diventano protagonisti di questa condivisione, e sino a ora sono sempre stati dei momenti di grande emozione. A volte dico che è uno sguardo, oppure potrei dire un ascolto, un rito musicale, che è uguale in tutto il mondo e che ha questo di caratteristico: sono tutte persone che vanno verso la musica con un’attitudine di entusiasmo e di consapevolezza.
Un mercato musicale strutturato sullo streaming è un limite o un’opportunità per un artista come lei? Nel mio lavoro porto sempre una grande attenzione alla qualità del suono, molti master sono realizzati agli Abbey Road Studios di Londra e registrati con sistemi altamente tecnologici con orchestre come la Royal Philharmonic Orchestra, I Virtuosi Italiani, l’Orchestra dell’Accademia Teatro alla Scala, Moscow Imperial Orchestra e altre… Ma la cosa importante è la capacità oggi dei nostri ingegneri del suono di riuscire a realizzare dei missaggi che suonano benissimo anche nei piccoli amplificatori e negli audio dei cellulari o dei computer, in modo che lo streaming diventi un’opportunità di diffusione anziché un limite. La trasmissione del suono è un fattore molto importante, dal vivo ma anche per l’ascolto in streaming, e la tecnologia sta facendo grandi passi in questo senso. Abbiamo realizzato Invisible Rainbows in Dolby Atmos, un sistema che si sta diffondendo bene sul mercato anche negli ascolti di telefonini, computer e altoparlanti più di base. Questo sistema che porta il suono nello spazio in modo immersivo favorisce l’ascolto in streaming, e la diffusione della musica sul mercato musicale ne trae dei vantaggi non solo di quantità, ma anche di qualità.
Commenti post (0)