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Netflix a lavoro sulla serie remake de “Il Gattopardo”: sui social la notizia che divide appassionati e addetti ai lavori

today2 Maggio 2023 12

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Era il 1963, quando Luchino Visconti, prendendo spunto dal romanzo omonimo di Giuseppe Tommasi di Lampedusa, realizzava uno dei suoi capolavori visivi, ovvero Il Gattopardo. Un film monumentale, Palma d’Oro a Cannes, con i costumi di Piero Tosi (candidati all’Oscar), in cui si raccontava la fine dell’aristocrazia e l’ascesa di una nuova classe politica e sociale. Siamo nel maggio 1860. C’è lo sbarco di Garibaldi in Sicilia, e un protagonista assoluto, Don Fabrizio Corbera, Principe di Salina (interpretato da Burt Lancaster) intento a osservare il declino di un intero sistema nobiliare, il suo, quello del nipote Tancredi Falconeri (Alain Delon), pronto a combattere per rivendicare la propria appartenenza. Un uomo che nel frattempo si innamora di Angelica (una splendida Claudia Cardinale), la figlia del nuovo sindaco del paese di Calogero Sedata. Due mondi a confronto, che dopo un grandioso ballo (una delle scene cult della pellicola, girata in 36 notti) portano il personaggio principale a riflettere sulla propria vita, traendone un bilancio e un’alleanza.

A 60 anni da quella prova cinematografica maestosa, piena di eleganza, fascino, intoccabile per intere generazioni,  impreziosita da altri attori (Terence Hill, Lucilla Morlacchi, Romolo Valli), arriva oggi una notizia invece spiazzante per certi versi che, sulle prime, sta iniziando a dividere sui social appassionati e addetti ai lavori.

Parliamo di una serie remake, scritta da Richard Warlow, distribuita su Netflix (prodotta da Indiana Production e Moonage Pictures), The Leopard appunto (Il Gattopardo), che da pochi giorni ha iniziato le riprese in Sicilia, e che vede dietro la macchina da presa Giuseppe Capotondi, Laura Luchetti (già artefice di un successo seriale come Nudes, sul tema del revenge porn) e Tom Shankland, il regista della serie The Serpent. Da qui il confronto (im)possibile e qualche domanda a monte. Riusciranno cast e produzione a far rivivere le medesime emozioni? La domanda lascia il tempo che trova. Troppo presto per giudicare un lavoro di cui si sono visti solo pochi secondi di trailer, di dettagli, costumi, scorci di sguardi, ma che non ha ancora messo radici, bisognerà infatti aspettare il 2024 per vederne i frutti.

Sicuramente sarà un progetto ambizioso (6 episodi) in termini probabilmente di budget, location (tra Catania, Roma, Siracusa, Palermo e San Vito Lo Capo), la serie, annunciano, “esplora con lo sguardo di oggi temi che si tramandano da secoli e sono universali: il potere, l’amore e il costo del progresso”.

Nel frattempo però una considerazione è d’obbligo, nonostante il desiderio (a volta riuscito) di cinema e tv nell’emulare, rinverdendo, il passato glorioso, contaminandolo al presente: perché scomodare Il Gattopardo e non lasciarlo riposare serenamente? Il web si anima polemizza, da chi si dichiara fin da subito contrario, a chi scrive quanto effettivamente sia difficile ricreare un film del genere oggi, a come l’operazione sia inutile. Intanto il cast del Gattopardo del nuovo Millennio scalda i motori, virando in chiave moderna: da Benedetta Porcaroli, nei panni di Concetta, figlia maggiore del Principe e respinta da Tancredi, ruolo che da marginale dovrebbe spostarsi al centro, a Deva Cassel, primogenita di Monica Bellucci e Vincent Cassel, ad interpretare Angelica, da Kim Rossi Stuart (sarà lui Don Fabrizio) a Saul Nanni (Tancredi), con anche Paolo Calabresi, Astrid Meloni, Francesco Colella, Greta Esposito. Non ci resta che aspettare, e vedere se il barocco di un tempo tornerà a splendere come allora, se quell’ultimo ballo sarà oltremodo immersivo. Intanto un risultato c’è: Il Gattopardo ha iniziato a risvegliarsi.

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Scritto da: redazione

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