Due mesi fa moriva la moglie Lucia dopo una lunga malattia, poi la morte del pronipote, la donazione delle cornee. Una vita sempre più fragile
Le ultime parole sono di due giorni fa e seguono l’ennesimo scomparsa familiare. Su Facebook Lino Banfi scrive: “Speriamo che la persona che avrà i tuoi intensi occhi, che hai voluto donare, veda il futuro meno devastante. Ciao adorabile e fragile Amanuel”. A 87 anni l’attore comico pugliese è nuovamente stretto dal dolore. Ad andarsene, il suo pronipote 18enne, figlio del cugino di sua figlia che già di suo aveva lottato a lungo contro un tumore. Appena due mesi fa, Banfi salutava per sempre sua moglie che da tempo era resa più fragile dall’Alzheimer. Ora si parla di suicidio del pronipote che si sarebbe gettato dal settimo piano di un palazzo in provincia di Milano. Banfi lo disse tempo fa: “Mi diventa sempre più difficile ridere e far ridere”.
“Ricordi quel bambino, mamma?”
A travolgere la famiglia Banfi è arrivato questo nuovo lutto che era stato annunciato da Rosanna, figlia di Lino, in un post che voleva essere una ripresa del dialogo con la madre scomparsa: “Cara mamma, oggi è il tuo compleanno ma per fortuna non sei qui. Ti ricordi Amanuel, quel bellissimo bambino che tenevi in braccio in tante foto che ho visto in casa sua? Beh, proprio lui, a 18 anni, ha deciso di partire per il viaggio senza ritorno lasciando i genitori e tutti noi basiti a chiederci perché”. Il ragazzo era figlio di Nicola, fratello di Lucia Zagaria, mamma di Rosanna e moglie di Lino. Troppo dolore tutto assieme, con un segnale di speranza e rinascita: la donazione delle cornee di Amanuel. Qualcuno che grazie a lui potra vedere, vivrà meglio, ne porterà una parte con se in una nuova vita.
Un nuovo sguardo su Lino
Aspetta una completa riappacificazione con la vita anche Lino Banfi, ed è assai probabile che solo i posteri vedranno una rilettura della sua carriera. Considerato a lungo un “guitto”, un caratterista molto divertente ma un filo sguaiato e forse volgare da chi considera pecoreccio e trash il cinema di cassetta (che ha a lungo salvato i conti di tutto il nostro cinema), Banfi viene dalla gavetta, dal varietà, da quella duttilità popolare che nel tempo ne ha svelato anche il lato più serio, composto, tenero. Non solo i madonna benedetta al cospetto del seno della Fenech o della Bouchet, o i De Simoneeeee, maledettoooo di Fracchia, la belva umana. Ma anche il ritratto di nonno Libero in Un medico in famiglia che gli ha regalato nuovo splendore e considerazione. Un clown pieno di energia e, come tutti i clown, con a disposizione l’arma dell’umorismo per cercare di fregare la morte fino all’ultimo. Come disse in una intervista, avrebbe desiderato andarsene via assieme all’adorata moglie di una vita, Lucia che gli chiese: “Perché non troviamo un sistema per morire assieme?”. Di questo tema, Lino Banfi aveva scritto anche al papa. Restano i ricordi, le memorie, la speranza negli occhi di un nipote che ridaranno la vista a un’altra persona. Anche questa è luce.
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