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Spettacoli

Reggiani, la Meloni, Concita e l’arte della perfetta ‘Gatta morta’. E il teatro viene giù dalle risate

today15 Maggio 2023 5

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“C’ho messo ‘na vita a stà all’opposizione. Mo’ che governo e sono il premier e ggià è molto che nun me so’ chiamata Giorgio, c’è un grande disperso. Il Pd. Non c’è opposizione. Aò ma che devo fare tutto io?”. Si apre così Gatta morta, con una delle imitazioni più amate fra la già ricca galleria di personaggi messi in scena negli anni da Francesca Reggiani. Dalla tv al teatro, ora in tour con lo spettacolo nel cartellone Cedac e ospitato in ultima tappa dal Teatro di Sinnai in collaborazione con l’Effimero Meraviglioso. Scuola Proietti, Francesca Reggiani è bravissima a fare un ritratto impietoso ed esilarante di un’Italia sperduta fra avvisi social, sempre meno soldi in tasca, slogan politici da “prima noi” e l’eterna guerra delle incomprensioni fra sessi. Si parte dal politico e si arriva al privato, fino alle regole fondamentali del gattamortismo.

Dalla cuccia del gatto all’agriturismo abusivo

Core, guarda che a ffà piagne so’ bboni tutti, il difficile è far ridere, avvisava Proietti la giovanissima aspirante attrice dagli occhi enormi ma che a scuola faceva preoccupare gli insegnanti perché in classe stava sempre zitta. Dalla Tv delle ragazze alle numerose ospitate nel piccolo schermo con sketch micidiali, a teatro torna il meglio del repertorio della Reggiani. A cominciare dalle mazzate all’abusivismo e agli orrori edilizi italiani: “Uno nel mio palazzo è partito dalla cuccia del gatto e ci ha messo sopra un balcone. Poi un tramezzo, ha continuato a salire e ingrandire. Quando il Comune si è trovato di fronte ad una villetta a due piani quello ha risposto: e che dovevo fare? Nel mentre il gatto era morto! Un altro ha fatto di più. Ha trasformato la cuccia nell’Agriturismo Felix“. Fino alla mania dei mobili Ikea: “Montati sono bellissimi, ma quando ti arrivano a casa con istruzioni in svedese? Dopo un po’ cedi e monti a culo, un mio amico ha il letto con due lavelli laterali, un altro la libreria con la cucina in mezzo”.

Giorgia, Concita e la solitudine delle donne “attempate”

Inframezzato da sketch video, lo spettacolo a teatro riproponeva uno dei più bei numeri recenti, l’intervista doppia a Concita De Gregorio e Giorgia Meloni. Con la giornalista icona della sinistra che risponde: “Nome, cognome, professione? Ma cos’è un interrogatorio di polizia? Guardi le vengo incontro: il mio lavoro è vivere”. E la premier (oops, il premier) che alla domanda, cosa deve dirle un uomo per farla innamorare? Risponde: “Sono un padre, sono italiano, sono credente, sono cristiano, del Nomentano e del Tuscolano”. De Gregorio: “Deve dirmi: hai ragione, ho torto. Credo in me stessa ma rispetto le altre religioni”. E la Meloni:”E tutto questo porta al 35% a Fratelli d’Italia, eh!”. Poi c’è il finale, sulle donne over 40 che in questa Italia smettono di essere appetibili. Troppo complicate, troppo segnate nel fisico, troppo vogliose di conversazione e confronto: “Ho detto alle mie amiche di smetterla con queste pretese. Per le prime settimane a lui basta parlare ogni tanto delle sue cose, con te che commenti solo con ooooo, aaaaa, eeeee. Il gattamortismo come prima regola comprende tutte le vocali dell’alfabeto italiano”. Tié. Risate, sipario, capolavoro. 

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Scritto da: redazione

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