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Ambiente

Grano duro, l’Italia quest’anno ne produrrà il 12% in più

today18 Maggio 2023 3

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In Italia la produzione nazionale di grano duro, ingrediente essenziale per la pasta, quest’anno crescerà del 12%. Per la campagna 2023-2024 il Crea prevede infatti raccolti sopra i 4 milioni di tonnellate, grazie soprattutto a una produttività delle rese più alta. Sono queste le stime che verranno rese note oggi a Foggia nel corso dei DurumDays 2023, l’evento che ogni anno chiama a confronto tutti gli attori della filiera per fare il punto sulle previsioni della campagna. All’incontro partecipano Assosementi, Cia-Agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri, Alleanza Cooperative agroalimentari, Compag, Italmopa, Unione italiana food e il Crea stesso.

«Per l’Italia si tratta di un buon recupero – spiega Carlo Bevilacqua, responsabile Market intelligence di Areté, che è partner tecnico dei Durum Days – ma non possiamo dimenticarci che quest’anno nel nostro Paese le aree seminate sono diminuite di circa l’1%. Questo significa che la buona performance italiana sarà tutta legata all’andamento delle rese: che al momento promettono bene, ma sul calcolo finale pesa la grande incognita del maltempo». Al Centro-Nord la coltivazione del frumento duro si presenta al momento in buone condizioni, ma l’andamento meteorologico delle prossime settimane e le stesse piogge di questi giorni potrebbero compromettere la produzione finale.

La produzione mondiale

Rispetto allo scenario produttivo mondiale, i dati elaborati da Areté prevedono un sostanziale recupero produttivo nel corso del 2023 sia in Europa, dove è prevista una crescita complessiva del 5%, che in Nord America, con un aumento del raccolto del 5% in Canada e del 3% negli Stati Uniti. La crescita dei granai americani però non basterà a riportare in pareggio il bilancio mondiale 2023-24, che infatti segnerà un deficit, seppure leggero, dell’1%. A questo va sommato il problema delle scorte: quelle con cui ci affacciamo alla campagna 2023-24 sono infatti ai minimi storici e questo, dicono gli esperti, potrebbe risultare in una tensione sul fronte dei prezzi.

Le attese sui prezzi

I prezzi, appunto. Secondo gli allarmi lanciati recentemente dagli agricoltori italiani, le quotazioni del grano duro nell’ultimo anno sono calate del 30%. Anche livello internazionale, dicono i dati di Areté, la campagna 2022-23 è stata contraddistinta da una riduzione generalizzata dei prezzi medi: del 19% in Canada e del 25% negli Stati Uniti. Ma cosa ci attende, da qui in avanti? «All’orizzonte ci sono elementi di rischio che possono rimettere in tensione i prezzi del grano duro – spiega Bevilacqua – in primo luogo il tema delle rese, che per colpa del maltempo potrebbero non tener fede alle previsioni e rivelarsi più basse. In secondo luogo l’esigenza di aumentare le scorte, che sono ai minimi. In terzo luogo, dobbiamo tenere conto del fatto che oggi i prezzi degli altri cereali sono molto schiacciati su quelli del grano duro: se le quotazioni di uno di questi dovesse spingere verso l’alto, sarebbe più facile innescare un effetto domino sul prezzo del frumento duro». Se, per esempio, l’accordo sull’export del grano tenero ucraino che scadrà domani non dovesse essere prorogato, le quotazioni di questo cereale salirebbero e potrebbero spingere verso l’alto anche quelle del grano duro.

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Il ruolo del Canada

Come l’anno scorso, poi, il futuro dei prezzi del frumento, e a cascata quello della pasta, dipenderà ancora una volta dall’andamento del mercato canadese. «Il raccolto in Nordamerica è spostato più avanti sul calendario – ricorda Bevilacqua – al momento i contadini canadesi stanno seminando, e con i prezzi così bassi qualcuno di loro potrebbe essere indotto a diminuire le semine. Inoltre l’anno scorso il Canada ha esportato molto, ben oltre i suoi obiettivi di campagna, e questa volta potrebbe decidere di ridurre i ritmi».

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Scritto da: redazione

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