Il post pandemia rappresenta davvero un momento magico per l’Auditorium Parco della Musica “Ennio Morricone”: il 2022 si è chiuso con 345mila spettatori e 12,1 milioni di incassi, record all time per la struttura gestita dalla Fondazione Musica per Roma. E il 2023, se possibile, promette ancora meglio: il numero di biglietti venduti per eventi presenti e futuri sfiora quota 117mila ed è superiore del 45% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, a fronte di un incasso complessivo che supera i 4,7 milioni. Mentre, in riferimento agli eventi del solo primo trimestre, sono quasi 85mila gli ingressi (+34% sull’anno scorso) e oltre 2,3 milioni di incasso (+64% sul 2022).
Pesa il cartellone di assoluto richiamo che, fuori e dentro l’evento estivo di punta del Roma Summer Fest, vedrà sfilare tra gli altri Paolo Conte, Yusuf Cat Stevens, Bob Dylan, Sting e Paul Weller, fino ai Sigur Ros. Ma per l’ente partecipato da Comune di Roma, Regione Lazio e Camera di Commercio di Roma pesa anche un approccio diverso, in cui i privati – intesi come partner – giocano un ruolo sempre più importante: fino a questo momento, per il 2023 si è raccolto più di un milione, coinvolgendo soggetti come Enel, Allianz, Ance e Aeroporti di Roma. «Gli ultimi anni – sottolinea Daniele Pitteri, ad di Fondazione Musica per Roma – ci hanno insegnato che l’unico modo per poter reagire ai momenti di crisi è allungare lo sguardo, porsi delle prospettive di lunga gittata e durata».
La Fondazione, in questi tre anni, ha dovuto fare prima i conti con le norme anti contagio, poi con le conseguenze della guerra in Ucraina, tutt’altro che trascurabili se parliamo di costi delle materie prime. La risposta? «Scelte semplici», dichiara Pitteri, «orientate al pubblico: un maggiore ordine nei palinsesti, suddivisi per generi e tipologie, cui si accompagnano una programmazione di lungo periodo, un ampliamento dell’offerta culturale orientata verso nuovi pubblici, una strategia comunicativa di più ampio respiro, sia tematicamente che territorialmente e più orientata verso il resto del Paese e l’Europa». Il resto lo ha fatto l’allungamento della programmazione, «frutto», conclude l’ad, «della volontà di prospettare in maniera chiara al pubblico il futuro che si sta costruendo e la direzione che si è intrapresa. E che evidentemente è molto apprezzata».
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