L’ esordio è del 1987. La primissima apparizione in tv nel proframma Proffimamente non stop. Sabina Guzzanti ha appena 24 anni, entra in scena vestita da suora. Ed è la fine dell’inizio. Esattamemnte. Censurata subito e uscita di scena appena iniziava a calcarla.
Roberto Scorranese, in una lunga intervista per il Corriere della Sera, ripercorre insieme alla più grande di casa Guzzanti carriera, vita e censure.
La famiglia
Sabina Guzzanti, sorella maggiore di Corrado e Caterina con i quali condivide oltre che il dna anche il mestiere. Tre fratelli legatissimi: “Quando ci ritroviamo — e avviene abbastanza spesso — a casa, succede una cosa curiosa: ci mettiamo a parlare in un modo tutto nostro, una specie di lingua segreta, velocissima, a scatti. La capiamo solo noi, una questione di vibrazioni. E poi scoppiamo a ridere come tre matti” che forse non casualmente si sono dati alla comicità: “La comicità è spesso una reazione alla sofferenza”.
Figli di Paolo Guzzanti, giornalista ed ex parlamentare, troppo impegnato a gestire il suo rapporto con la moglie che a gestire i figli, racconta Sabina. Lei una bambina ribelle, che già da piccola aveva fame di teatro e di scrittura. Frequenta l’accademia d’arte drammatica: “In classe con me c’era Margherita Buy che era già Margertita Buy”
Matrioska
Dopo la prima censura approda a Matrioska, di Antonio Ricci. Del cast fa parte anche Moana Pozzi che appare in video completamente nuda: “Era bellissima. Io un giorno mi avvicinai per parlarle, così, tanto per fare conversazione, e lei mi guardò dall’alto in basso come si guarda una nullità. Poi se ne andò senza dire una parola”. Seconda censura, il programma non incontra i favori di Silvio Berlusconi e non va oltre la puntata pilota.
Le imitazioni
La carriera di Sabina va avanti, anche grazie alle imitazioni: “Le ho fatte perché dovevo lavorare, non ero poi sicura di saperle fare davvero”. Inizia tutto per caso, è a casa sua che cucina, alla tv sente parlare Rita Levi Montalcini, inizia a parlare con la sua voce. Il compagno corre da lei con gli occhi sbarrati e le dice: “Sei uguale!”. Nascono così tantissimi personaggi, da Valeria Marini a Massimo Dalema che nei suoi sketch diventa un narcisista patologico: “Una volta ci misero assieme nello stesso studio televisivo, stette al gioco, abbozzò un sorriso ma mi ricordo il colore della sua faccia: livida”.
Riot
Oggi Sabina sta per uscire con un nuovo libro ed è impegnata a teatro. Nell’intervista c’è il tempo per ricordare Raiot – Armi di distrazione di massa, trasmissione riuscitissima e dagli ottimi scolti che venne censurata dopo la prima puntata. Il pretesto furono le cause di diffamazione che si guadagnò. Tutte vinte dalla trasmissione e dalla Guzzanti.
“Ha pianto vent’anni fa, nel 2003, quando la Rai cancellò «Raiot», nonostante i buoni ascolti?” domanda Scorranese. “Ma no, – risponde lei – ormai è passato tanto tempo. Lo sa chi fu tanto carino con me quando chiusero il programma? Milo Manara. Mi fece un ritratto in cui io stavo a cavallo, come Giovanna d’Arco”.
Erano i primi anni 2000, erano gli anni dell’editto bulgaro di Silvio Berlusconi. Anni che sembravano non poter tornare mai più. Fino ad oggi.
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