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Perché è scoppiata la guerra dell’insalata in busta e della frutta in cestino ‘che spariranno’

today4 Giugno 2023 4

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Il recente Tuttofood di Milano si è aperto col botto. Cioè con l’allarme lanciato dagli operatori del settore, raccolto e amplificato da Coldiretti sullo stop prennunciato dall’Unione europea a tutte le insalate in busta. Come pure alla frutta monoporzione (fragole nel loro cestino, pomodorini, arance raccolte in rete). E giù ad urlare che questa nuova decisione dell’Ue (come quelle che hanno aperto agli insetti usati come cibo e le valutazioni sul Nutriscore, il semaforo di quanto un cibo sia salutare o meno) porterà ad una catastrofica perdita di posti di lavoro, creerà problemi alle imprese e invaderà aree di competenza che dovrebbero essere lasciate ai singoli governi. Ma come stanno realmente le cose? E davvero la possibile scomparsa delle insalate in busta e della frutta già porzionata saranno questa grande apocalisse? Ripartiamo dai fatti.

Novembre 2022, l’inizio della “guerra”

Il duro scontro alimentare-commerciale fra Coldiretti, gli operatori del settore meno attaccati all’europeismo e i poitici di centrodestra che si muovono nel solco della Sovranità alimentare del governo Meloni (leggi qui cosa significa) parte dalla proposta presentata dalla Commissione Ue il 30 novembre scorso. L’obiettivo: sostituire gli imballaggi che si usano oggi per renderli il più possibile riciclabili, il che significa rivedere l’intera filiera dei cibi già pronti, tagliati, lavati e preparati per il pronto uso. In particolare frutta e verdura in confezioni inferiori al peso di un chilo e mezzo. Qui arrivano le domande: chi dice che la scomparsa di certe confezioni non porti ad adottarne delle nuove, con il mantenimento dei posti di lavoro? La discussione è molto accesa, certo, ma sono già state diverse le proposte di modificare il primo intervento Ue, considerato troppo “traumatico”.

Tutte le sfumature che non si vogliono vedere

Lo stesso primo testo Ue del novembre 2022 chiarisce che l’eliminazione di frutta e verdura in busta o cestino monoporzione non avverrà qualora “sia dimostrata la necessità di evitare perdite di acqua o turgore, rischi microbiologici o urti”. Non è ancora tutto. Ancora ai primi di maggio l’Envi, la Commissione Ambiente di Bruxelles, ha chiesto diverse modifiche alla prima proposta Ue. Il resto è un braccio di ferro fra politici degli schieramenti dei Verdi e dell’Alleanza progressista che comprende socialisti e democratici, opposti a quelli del PPE con i popolari, i conservatori e i riformisti. L’iter di discussione sulla sparizione di certi prodotti e imballaggi impegnerà il Parlamento Ue, il Consiglio e la Commissione fino a buona parte dell’anno prossimo, in vista delle elezioni. Ci sono molte divisioni fra gli esponenti degli Stati membri e fra i politici comunitari di Strasburgo e quelli di Bruxelles. La proposta su cui si discute e si litiga attualmente è soprattutto quella dell’Envi con una riduzione degli imballaggi di plastica e carta del 10% entro il 2030 (rispetto ai livelli del 2018), del 15% entro il 2035 e del 20% entro il 2040. Insomma, la “guerra” dell’insalata in busta è appena cominciata. Bei tempi quelli in cui la compravamo sfusa, la lavavamo e tagliavamo noi. 

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Scritto da: redazione

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