In un’intervista di qualche anno fa Andy ‘Fletch’ Fletcher ripercorreva la carriera dei Depeche Mode riassumendola come “un sogno incredibile che si è avverato”. In più di un’occasione, il tastierista e membro fondatore della band britannica ha ricordato il piano stilato da alcuni contabili: pochi anni di sostenibilità. E, invece, raccontava il musicista: “Abbiamo continuato a diventare sempre più popolari; abbiamo dovuto buttare via quel piano”.
Memento Mori
Fletcher è morto nel maggio del 2022, quando i Depeche Mode erano già da molto tempo un’istituzione. I suoi compagni di band – il cantante Dave Gahan e il chitarrista e tastierista Martin Gore – hanno continuato il lavoro di scrittura cominciato in pandemia e registrato quello che sarebbe diventato Memento Mori. L’album è, allo stesso tempo, una celebrazione dell’eredità musicale della band e un tributo al musicista scomparso. Si tratta di un album che immerge lentamente chi ascolta in un caldo e oscuro pop di matrice elettronica. È una riflessione sulla mortalità e un’elaborazione del lutto che si intersecano in uno degli album più ispirati che la band ha pubblicato negli ultimi decenni.Memento Mori comincia con My Cosmos Is Mine, un’oscura marcia che si riversa in Wagging Tongue, un brano in cui filtra più luce e dove, per un attimo, sembra di ascoltare il synth del classico Just Can’t Get Enough.
Ghosts Again
Uno dei momenti più intensi del disco è Ghosts Again, scritto assieme a Richard Butler dei the Psychedelic Furs, che, con un video ispirato alla famosa scena della partita a scacchi con la morte de Il settimo sigillo, riflette sulla fugacità della vita e sul senso stesso della morte. Soul With Me, con la sua cadenza lenta, è una contemplazione sull’invecchiamento, mentre in Don’t Say You Love Me spicca la seducente voce vellutata di Gahan.
My Favourite Stranger segna un altro momento ispirato del disco, con una ritmica avvolgente e synth che fendono l’aria in un’atmosfera resa ancora più inquietante da chitarre affilate come lame.
In Memento Mori, poi, ci sono due eccellenze italiane che hanno dato un fondamentale apporto. Marta Salogni è partita ventenne da Brescia con il sogno di lavorare con la musica; lo ha realizzato trasferendosi a Londra, occupandosi come ingegnere del suono, addetta al missaggio e produttrice di alcuni album di, tra gli altri, Björk, David Byrne, Frank Ocean, The Xx. Nel 2019 è stata nominata a un Grammy, nel 2022 designata UK Producer of the Year e nell’ultimo disco dei Depeche Mode si è districata tra la composizione, le programmazioni, il missaggio e la produzione. Gli arrangiamenti degli archi sono stati firmati da Davide Rossi, violinista e produttore torinese che ha lavorato anche con Coldplay, Goldfrapp, Duran Duran.
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