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Oltre 200 colonie di batteri nel food delivery. Le analisi shock

today26 Giugno 2023 2

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Usiamo la nostra app preferita, scegliamo il menu, paghiamo e attendiamo a casa comodi. Ma quanto è sano ciò che ci viene consegnato? I dati

Food delivery: velocità, comodità. E' abbastanza? (Montaggio da foto Shutterstock)

Food delivery: velocità, comodità. E’ abbastanza? (Montaggio da foto Shutterstock)

Il fronte del food delivery (Glovo, Uber Eats, Deliveroo e simili) è sempre caldissimo, non solo per gli adeguamenti legislativi che sempre più spesso nei Paesi Ue impongono che i rider vengano inquadrati e garantiti come dipendenti. A cui si aggiungono testimonianze che documentano le condizioni capestro e drammatiche che si celano dietro tanta velocità hi tech (ne abbiamo scritto qui). Ma anche per i dati di sicurezza sanitaria riguardanti il cibo che ci viene recapitato a casa ogni volta che usiamo la nostra app preferita, ordiniamo il cibo e aspettiamo che qualcuno su una bici, uno scooter o un’auto ce lo porti fino a casa. E’ il caso dell’indagine che la rivista Gambero Rosso ha affidato al laboratorio romano SiLa, e da cui provengono dati allarmanti.

Oltre 200 batteri in un solo contenitore da trasporto

E’ bastato che il team di SiLa esaminasse le pareti interne e il fondo di uno dei box usati dal marchio di food delivery Glovo per trovare oltre 200 colonie di batteri del cibo. Quello che arriva a casa nostra pronto per essere consumato. Lo studio completo è contenuto nell’approfondimento intitolato Batteri a domicilio. Certo le aziende diventate ricche e popolari con questo tipo di servizio non ignorano le norme di sanità e sicurezza alimentare, piuttosto stringenti. Il punto è se questi controlli vengono effettuati e con quale cura. Nel caso di Glovo, come ha riscontrato Gambero Rosso, la cura del proprio contenitore trasportabile viene affidata a un corso con video e slide più lezione collettiva di un’ora. E la raccomandazione di tenere il contenitore pulito usando saponi e disinfettanti. Il cui costo è a carico dei singoli rider, già striolati fra i ritmi frenetici delle consegne. In un ottima sintesi Gambero Rosso scrive che il carico batterico trovato è “il triplo” di quello che “può essere trovato sul pavimento”, cosa per cui un ristorante verrebbe sanzionato e chiuso. 

“Imballaggio mal eseguito, alimenti contaminati”

Non è l’unica indagine eseguita negli ultimi anni sul mondo del food delivery. Dal 2019 in poi sia la Procura che l’Università di Torino avevano eseguito controlli e analisi del livello di sicurezza sanitaria del trasporto di cibo. Risultato? “Imballaggio mal eseguito, contaminazione degli alimenti all’interno del box termico, trasporto a una temperatura non conforme…” ma anche la difficoltà dei singoli rider a comprendere le istruzioni, data la scarsa praticità con la lingua, e la tendenza di vari ristoratori a confezionare il cibo da consegnare in modo approssimativo, senza confezioni sigillate o mettendo cibi freddi e caldi insieme. In più ecco i singoli box non puliti a dovere. Ma chi deve controllare? I soggetti ci sono e si chiamano: Nas, Asl e Icqrf (quest’ultimo è l’ispettorato centrale repressione frodi) in ossequio alle procedure HACCP. Ma tutti faticano a controllare cibo costantemente in movimento. Così a casa nostra arriva una bomba batterica. Ma vuoi mettere la comodità, la velocità

Costi esplosi, ristoranti in allarme e condizioni capestro: il lato oscuro del delivery. Leggi qui





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Scritto da: redazione

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