Il comune di Bologna ha lanciato una campagna di comunicazione anti-ludopatia, chiamata “Stoppa il videogioco, connettiti alla vita!“, promossa dal progetto Game Factor e realizzata coinvolgendo i bambini e le bambine delle scuole primarie Carlo Chiostri.
In realtà è facile fraintenderla come una campagna genericamente anti-videogiochi, se non si va a leggere la pagina ufficiale del progetto, in cui si parla di “nuova campagna di comunicazione sul tema uso e abuso dei digital device e videogiochi”. Insomma, il messaggio sembra essere molto più ampio e generale.
La campagna comprende anche quattro manifesti “risultato di un percorso di informazione e formazione rivolto alle classi quarte e quinte di scuola primaria Carlo Chiostri dell’Istituto comprensivo 10,” “che riprendono le frasi che spesso i genitori ripetono quando la permanenza ai videogiochi o ai digital device diventa eccessiva.” In questo caso si parla finalmente di uso eccessivo, anche se non viene chiarito cosa si intende come tale.
I manifesti sono comunque rivolti ai più giovani, ossia un target di adolescenti e preadolescenti e hanno l’obiettivo di “comunicare in maniera efficace l’importanza della vita offline e della quotidianità”. Vediamoli:
Forse si poteva essere più precisi nel far capire che l’obiettivo non sono i videogiochi in generale, ma il loro uso eccessivo.
Per quanto riguarda Game Factor, “è un progetto giunto a terzo anno di realizzazione, gratuito per le scuole, che nell’anno scolastico 2022/23 ha coinvolto 38 classi e un totale di circa 1000 alunni e alunne tra gli 8 e gli 11 anni. È realizzato con il contributo e in collaborazione con il Dipartimento Welfare e promozione del benessere di comunità- settore Salute, benessere e autonomia della persona- U.I. Salute e Città sana del Comune di Bologna, da una rete di associazioni che vede Dry-Art come capofila, in partnership con Caracò, Ca’ Rossa e Avviso Pubblico.”
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