Che l’haute cuisine sia fatta di provocazioni ed eccessi è una regola non scritta che funziona da tempo ed è parte del gioco. Ma fino a che punto si puà esagerare? In tempi di Salt Bae (vedi qui) e di proposte shock come quella dell’italiano Bros definito da una food blogger americana “peggior ristorante stellato del mondo” (qui) pare valere tutto. E se si parla di Gordon Ramsay, il prototipo degli chef multimediali cattivi, senza mezze misure e intransigenti, si rischia di fare un frontale. Ma c’è chi non si tira indietro. Il giornalista e critico gastronomico Ben Arnold è andato a mangiare al Lucky Cat, nuovo ristorante aperto da Ramsay a Manchester. E non gliene ha fatta passare una. A partire dell’acqua arrivata a tavola.
“ll punto non è quanto cosa ma: se lo merità?”
Arnold ha scritto (qui in versione integrale) una puntigliosissima recensione della sua cena al ristorante di Gordon Ramsay partendo da una considerazione: che è inutile replicargli che se uno non si può permettere di spendere tanto è meglio che a mangiare in certi posti non vada mai. “Il punto è – replica il critico – si merita tanta spesa?”. La risposta è no. “Niente per cui impazzire” è stata la lapidaria sentenza di Ben Arnold, che si lamenta di aver speso 120 sterline (più o meno l’equivalente di 140 euro) per un menu che comprende “l’acqua portata dal rubinetto” e una serie di portate troppo piccole e dal gusto e dalla riuscita dubbie.
Tutto buono ma non abbastanza per spendere così
Il Lucky Cat, lanciato in modo spettacolare, è l’incursione di Gordon Ramsay nella cucina pan-asiatica, da quella thai alle altre orientali. L’assaggio fatto da Arnold non è del tutto negativo, e ci sono piatti che strappano “ottimo” ed “eccellente”. Dai calamari con sale e pepe agli gnocchi di cavolo e melanzane fino alle capesante. Male i dessert, definiti il vero punto nero del menu. Poi porzioni, ridottissime, e prezzi. “Se avessimo bevuto vino o altri alcolici il prezzo sarebbe salito subito ad oltre 200 euro“. Con domanda finale: “C’è qualcosa di superiore o speciale che spinga a venire qui invece di mangiare in uno qualsiasi degli altri buoni ristoranti della Chinatown locale spendendo molto meno? E la risposta è no”.
Il frontale che ha fatto Ramsay: all’inferno e ritorno. L’approfondimento
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