Il granchio blu sta mettendo a rischio gli allevamenti di vongole, cozze e ostriche dell’Adriatico, con danni di oltre il 50% sulle produzioni. La proliferazione eccessiva di questo granchio, che distrugge molluschi e pesci, è causata dal cambiamento climatico. In Emilia Romagna, a Goro, con l’alluvione l’eccesso di acqua dolce che si è riversato in laguna ha tenuto a bada la proliferazione delle alghe ma non quella del granchio blu, diventato molto aggressivo con un aumento del 2000%. In Veneto invece, nella Sacca degli Scardovari, si combatte contro il mix letale fatto di alghe e granchi blu.
Le associazioni degli itticoltori, a cominciare da Fedagripesca-Confcooperative, da giorni chiedono misure urgenti per arginare questa specie aliena, originaria dell’Atlantico, che non conosce predatori in natura, se non l’uomo. Ora anche le Regioni Emilia-Romagna, Veneto e Friuli-Venezia Giulia hanno approvato un documento comune, indirizzato al governo affinché adotti le misure necessarie per contenere i danni all’ambiente marino e all’economia. La Regione Emilia-Romagna ha proposto inoltre un articolo di legge per attivare l’autodifesa degli acquacoltori, sul modello di quella approvata in agricoltura, per predisporre un piano per il controllo ittico della specie granchio blu. «Occorre consentire l’autodifesa, cioè il prelievo del granchio e la sua commercializzazione – ha detto l’assessore regionale all’Agricoltura e alla pesca, Alessio Mammi-. serve inoltre un aiuto al credito per le imprese di pesca e acquacoltura, per sostenerle nel reddito, così come è necessario procedere con il monitoraggio dei danni per vedere poi riconosciuto dal ministero lo stato di calamità con adeguati ristori». Tra le richieste al governo avanzate dal Distretto di pesca del Nord Adriatico, che riunisce le tre regioni costiere, c’è anche quella di convocare urgentemente un tavolo tecnico per la dichiarazione dello stato di calamità.
«Non possiamo porre rimedio agli eventi climatici in atto, ma dobbiamo fare il possibile per contenere i danni – ha detto il vicepresidente Fedagripesca-Confcooperative, Paolo Tiozzo – occorre prendersi cura di laghi, lagune e stagni con interventi di manutenzione periodici, invece di inseguire sempre le emergenze. I pescatori troppo spesso si trovano a dover combattere da soli questa battaglia con gesti quotidiani e concreti come ripulire le acque dalle alghe prima di iniziare a pescare. Ma questo non può più bastare».
Se l’acquacoltore potrà pescare e vendere i granchi blu come “strumento di difesa” della sua produzione, ma anche come strumento di integrazione del reddito, le regioni chiedono che sia contestualmente promosso il consumo alimentare di questo prodotto, così come sia incentivata la nascita di una filiera per la sua trasformazione.
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