Qualche anno fa gli appassionati dei Simpson hanno avuto modo di stringere tra le mani il protagonista di una delle scene più iconiche della longeva sitcom animata. La statuetta messa sul mercato riproduceva fedelmente Ned Flanders in quella attillata tuta da sci che lo faceva sentire come se fosse nudo. Alla vista di “Stupido sexy Flanders”, Homer cade rovinosamente per la discesa innevata: il solo pensiero del suo vicino di casa agghindato a quel modo lo faceva inorridire.
Per capire il ritorno de Lo Stato Sociale bisogna partire da qui, da quel sentimento ambiguo che proviamo su ciò che verrà, ciò che ne sarà di noi. C’entra Mark Fisher, che ci ha spiegato come non siamo più capaci di immaginarci il futuro, e c’entra Reynolds con la sua retromania. Ma in Stupido Sexy Futuro troviamo cinque persone che fanno i conti con il tempo che passa e la fortuna di ritrovarsi dopo un lungo periodo in cui ognuno si è dedicato alla propria vita, contribuendo a quella che si potrebbe definire una crisi d’identità.Schiacciato, quindi, tra il tentativo di ricordare ciò che si era e la consapevolezza che, in fondo, la musica non invecchia, ma chi la fa, inevitabilmente sì, il quintetto è tornato a scrivere molti brani. Perché, a dirla tutta, di cose da dire ce ne sono parecchie in questo periodo storico.
Un disco arrabbiato e ironico
Così, Stupido Sexy Futuro è un disco arrabbiato, ironico; un barattolo di sugo rovesciato a terra in cui si intravedono i Blur di The Universal (Senza di noi), i Public Image Ltd. di This Is Not A Love Song (nella strofa di Ops l’ho detto), gli Lcd Soundsystem di All My Friends (sin dal titolo di Tutti i miei amici).Ma c’è un trittico di brani che rappresenta la spina dorsale del disco. Fottuti per sempre è uno sguardo a ciò che è stato: le prime canzoni, Sanremo, aspettative. «Volevamo riempire i palasport», canta Lodo Guenzi, e Vasco Brondi aggiunge: «Eravamo giovani, ingenui, arrabbiati». Vita di m3rda 4ever è un caustico quadretto dell’apatia quotidiana che ci sovrasta, normata dal capitalismo e da bisogni primari che, come racconta la band, ci rendono indifferenti all’insostenibilità, al cambiamento climatico: «Non ci rovina neanche la giornata ‘sta roba». E, poi, c’è Filastrocca per un disco, un brano ispirato ai componimenti di Gianni Rodari. «Gran parte del testo è un pretesto», spiega il gruppo: «Sono gli ultimi versi a racchiuderne il senso». Nel tentativo di descrivere il brano, viene citato Giovanni Lindo Ferretti, che in Linea Gotica cantava: «non si teme il proprio tempo, è un problema di spazio».Probabilmente, anche questo Stupido Sexy Futuro è una questione di spazio: quello di una sala prove dove tornare alle radici e ritrovarsi. Quello di un concerto, che rimane il momento dove tutto sembra andare al posto giusto, anche se nelle prime file c’è un ricambio generazionale che spinge in fondo i coetanei de Lo Stato Sociale. «Non si teme il proprio tempo», ed è per questo che occorre mettere i famosi puntini sulle i, mostrarsi per ciò che si è: con qualche acciacco in più, qualche istanza rivoluzionaria in meno. Ma con la stessa schiettezza di un tempo.
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