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Cinema

il nuovo spin-off di The Conjuring non è senza peccati

today6 Settembre 2023 7

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Quello di The Conjuring è ormai un vero e proprio universo condiviso, con quasi una decina di film all’attivo tra pellicole della serie principale e spin-off che negli anni ne hanno espanso sempre di più la mitologia. Perché attorno alle indagini sull’occulto dei coniugi Warren si è creata una sorta di mitologia espansa, connessa ai tanti casi di possessione che i due iconici protagonisti hanno affrontato nel corso della loro longeva carriera. Nel 2018, tra gli altri, usciva The Nun, che approfondiva la storia legata all’inquietante suora demoniaca che fa capolino nel corso del secondo capitolo di Conjuring. Vi abbiamo raccontato com’è nella nostra recensione di The Nun La vocazione del Male. E adesso, a distanza di 5 anni e dopo circa 24 mesi dall’uscita del terzo capitolo ufficiale della saga, arriva The Nun 2, un sequel che non si discosta di un millimetro dalla formula del suo predecessore, e che dunque si rivela uno spin-off di gradevole intrattenimento. Ma nulla di più, perché rimane estremamente conservativo.

Il ritorno del Diavolo

La storia è sostanzialmente un seguito diretto degli eventi del primo The Nun. E dunque dalla Romania ci spostiamo nella Francia di fine anni Cinquanta, e rivediamo alcuni dei protagonisti che hanno condotto la prima storica battaglia con la suora. Per chi non lo ricordasse, infatti, il franco-canadese Maurice che era rimasto coinvolto nelle vicende delle possessioni al monastero di Carta aveva contribuito a sconfiggere il demone, al costo di diventare (inconsapevolmente) un nuovo potenziale recipiente per la creatura, come testimoniava la croce capovolta marchiata sulla sua nuca.

Qualche anno dopo, proprio in prossimità di Maurice si verificano altri misteriosi e macabri eventi e stavolta a farne le spese è un collegio femminile popolato da giovanissime ragazze, poco più che bambine in realtà, che tra una marachella e l’altra iniziano ad assistere ai primi e tragici fatti soprannaturali. Ed ecco quindi che Suor Irene Palmer, informata sulle nuove mosse del Diavolo, si rimette in viaggio per affrontare nuovamente la Suora, cercando questa volta di risalire alle vere origini del mostro per sconfiggerlo una volta per tutte.

Sul piano narrativo, come già detto in precedenza, The Nun 2 si conferma un erede a tutto tondo del film che l’ha preceduto, pur aprendosi comunque ad una nuova fanbase grazie alla nuova ambientazione e alla natura semi-indipendente del racconto, che riesce a fornire tutte le informazioni necessarie sulla storia pregressa qualora non abbiate visto il primo capitolo.

I peccati di The Nun 2

Parliamo comunque di un prodotto estremamente legato al franchise di cui fa parte, e in tal senso i rimandi alla saga madre non potranno che stuzzicare la curiosità del pubblico, anche in vista del futuro del brand.

Rimane una trama, quella di The Nun 2, che fa quello che deve fare senza sforzarsi troppo, con una struttura che segue i binari classici dell’horror esoterico – sparizioni e morti tremende nel primo atto, l’indagine nel secondo, lo scontro finale col demone nel terzo – con un cast che riprende volti già noti come Taissa Farmiga e Jonas Bloquet, ai quali si aggiunge qualche new entry come Storm Reid (la Gia di Euphoria) e Anna Popplewell (ce la ricordiamo soprattutto per il personaggio di Susan ne Le Cronache di Narnia!). Sia la sceneggiatura sia i protagonisti non sono purtroppo il punto forte di The Nun 2, che anche in questo percorre il sentiero tracciato dal primo episodio: a conti fatti, in termini di storia e di volti, The Nun rimane purtroppo lo spin-off meno memorabile di tutta la saga, con una scrittura che non si sforza più caratterizzare più di tanto i personaggi o di approfondire a sufficienza la “mitologia” dietro gli eventi principali. È quindi un film che fa leva principalmente sulle soluzioni visive, e sulla regia efficace di Michael Chaves – che aveva diretto già La Llorona e il primo Conjuring.

Sul piano estetico, infatti, The Nun 2 funziona, tra stacchi di camera coerenti con le atmosfere horror e frequenti jumpscare che impreziosiscono i toni lugubri della produzione. Non sempre si spinge a sufficienza sull’intelaiatura orrorifica e, a conti fatti, speravamo di “spaventarci” di più, ma nel complesso ci riteniamo soddisfatti di come viene sfruttata la cornice religiosa per mettere in scena lo scontro con il Diavolo. E forse è proprio per quanto concerne la direzione artistica che questo secondo capitolo si regge in piedi e si incastra con coerenza nel franchise di The Conjuring, pur preferendo puntare su situazioni già viste senza rivoluzionare troppo la sua formula di base.



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Scritto da: redazione

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