ll rito dello spritz è ormai diffuso e popolarissimo (e qui ne abbiamo svelato le origini antiche) e il piacere di sorbire un cocktail con gli amici o la persona amata è un altro dei momenti di stop felice ai mille impegni di giornata. C’è un problema però, e non da poco. Ed è riassunto in una sigla che negli ultimi anni torna sempre più preoccupante quando si parla del rapporto fra acqua, cibo e salute: Pfas. E’ uno studio svolto dal dipartimento di Biologia dell’Università di Anversa in Belgio (qui il documento integrale) a rivelare dati alla mano che i nuovi materiali usati per le cannucce presentate come eco-sostenibili contengono Pfas in 9 casi su 10. Nonostante siano state fabbricate con materiali come vetro, acciaio inossidabile, plastica non monouso (diversi tipi della quale sono stati banditi due anni fa dall’Ue) e carta. Su 39 marchi differenti, 29 sono contaminati.
I dati e le conseguenze per la salute
Lo studio dell’Università di Anversa è allarmante perché svela come i nuovi materiali utilizzati al posto delle vecchie plastiche presentano i forever chemicals, cioè i residui chimici a lunghissima durata di inquinamento che sono al centro della guerra contro i Pfas. Qui in Italia abbiamo il caso della zona rossa che si estende fra le province di Vicenza, Padova e Verona iper-inquinata e al centro di inchieste. I Pfas, lo ricordiamo brevemente, sono le pellicole resistenti all’acqua, grassi, agenti chimici e calore che riempiono gli oggetti della nostra vita. Dalle padelle antiaderenti alla carta forno, fino a vari cosmetici e farmaci e perfino abiti impermeabili. Da tempo si parla della pericolosità dei loro residui ritenuti pericolosi per lo sviluppo dell’embrione e del feto, per l’apparato endocrino e ormonale umano, pericoli estesi agli adulti con possibilità di sviluppare varie forme di tumore. Che siano presenti nelle nuove cannucce presentate come più “sane” dà da pensare, lo studio belga ne ha trovati nel 90% delle cannucce di carta, nell’80% di quelle in bambù, nel 75% di quelle fatte di plastica e nel 40% di quelle in vetro.
Vietati dal 2020 ma sempre qui
I Pfas sono stati vietati con una serie di provvedimenti nazionale e internazionali dal 2020. Ma i loro residui sono ovunque e la loro azione particolarmente subdola. Perché è come una tossina a rilascio lento, si accumula nel corpo umano uso dopo uso fino a portare a patologie, da quelle oncologiche alle malattie dei reni, fino ai problemi ai testicoli e alla tiroide. Vedremo che sviluppo avrà la questione sollevata dallo studio belga nella successiva produzione di utensili e contenitori per l’uso e il consumo alimentare.
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