Le mani, i piedi e parte delle gambe che cominciano a dolere e poi annerirsi. Il quadro clinico che peggiora rapidamente e malgrado i primi soccorsi costringe i medici ad amputare gli arti superiori e quelli inferiori. E’ accaduto a Maria Barajas, 40 anni, infettata da un batterio presente nel pesce che aveva comprato e poi mangiato, la tilapia. Il nome potrebbe far pensare a una specie rara ed esotica, in realtà la tilapia è la specie più allevata e commercializzata al mondo. Diffusa in Sud e Nord America, Asia, Africa e con enormi allevamenti in particolare in Cina, la tilapia è un tipo di pesce che viene apprezzato a chi non ama i sapori ittici forti, si presta a molti accostamenti gastronomici e della sua pelle si fa materiale da concia o viene sintetizzata in prodotti contro le ustioni. Ma stavolta il pesce era infetto e le conseguenze sono state gravi.
Cos’è il Vibrio Vulnificus
Il pesce mangiato dalla madre 40enne che lo aveva acquistato in un mercato ittico di San José, in California, era infettato dal batterio Vibrio Vulnificus, che può essere presente anche in molluschi e crostacei soprattutto se consumati crudi. La sua temperatura di crescita ottimale è proprio attorno ai 37 gradi, ecco perché può proliferare nell’organismo umano, dando origine a nausea, scariche diarroiche, vomito e forti dolori addominali. Ma ci sono casi in cui la sepsi diventa particolarmente grave, per cui il batterio si comporta come un mangia-carne provocando la necrosi dei tessuti del corpo. E’ ciò che è successo alla 40enne, a cui sono state amputate braccia e gambe. La sua migliore amica, Anna Messina, ha avviato una campagna su Gofundme per raccogliere fondi e provvedere cure e assistenza a Laura Barajas che ora dovrà letteralmente imparare a convivere con la sua nuova condizione fisica.
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