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L’allarme sulle uova italiane contaminate due volte: i dati

today20 Settembre 2023 18

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Valori di diossina e Pfas molto alti e fuori tolleranza, in un territorio come quello Veneto che ha già la sua “zona rossa”. Con relative indagini e processo

Cosa mangiano e dove razzolano le galline che fanno le uova che compriamo? (Shutterstock)

Cosa mangiano e dove razzolano le galline che fanno le uova che compriamo? (Shutterstock)

La guerra ai Pfas non si ferma e ancora una volta riguarda il Norditalia, più specificamente il Veneto e la provincia di Venezia. Perché è qui che sono stati trovati residui di diossina e di quelle pellicole antiaderenti e impermeabilizzanti che troviamo in pentole, bicchieri, carta da forno, posate plastiche, cannucce, i cosiddetti Pfas, sigla che individua le sostanze per- e polifluoroalchiliche. Valori fuori scala di sicurezza per la salute umana sono stati rilevati in uova analizzate dal laboratorio Accredia su incarico di Isde (Medici per l’ambiente) e Coordinamento No Inceneritore di Fusina. I dati emersi sono preoccupanti, con quantità di contaminanti che si depositano nel corpo umano, favorendo diversi tipi di patologie, superiori da due a cinque volte i limiti tollerati dalla legge. 

La zona delle analisi alimentari

I test sulle uova di galline sono stati effettuati a Villabona, Malcontenta (comune di Mira, tutte le località sono in provincia di Venezia. Le analisi evidenziano valori molti alti di diossine, furani e policlorobifenili, al punto che l’assunzione di una sola di queste uova porta ad assumere una dose di contaminanti superiore a quella tollerabile in una settimana. Altri campioni sono stati esaminati a Marghera e Orago e risultano entro i limiti fissati dal regolamento europeo 915 del 2013 ma al di sopra delle soglie di cautela raccomandate dall’Ue col provvedimento 711 del 2013. 

Protesta ambientalista contro i Pfas, rilevati anche nell’acqua e nel latte materno (Shutterstock)

La zona rossa

I test alimentari effettuati sulle uova nella provincia di Venezia riportano alla mente uno dei più gravi casi di contaminazione ambientale da Pfas al mondo. E’ quello che riguarda la cosiddetta zona rossa che si estende fra le province di Padova, Verona e Vicenza (qui il nostro speciale). Un caso esploso nel 2013 quando si scoprì quante sostanze inquinanti aveva diffuso nel territorio l’azienda Miteni, con contaminazione importante delle falde acquifere. Su questi casi sono in corso indagini e processo con accuse gravissime: inquinamento e disastro ambientale. Sono terre su cui sorgono attività di produzione anche alimentare. E con i valori di diossina e Pfas fuori posto, si rischia di sviluppare tumori o patologie renali e dell’apparato endocrino. Tracce di Pfas sono state trovate anche nel latte materno. 

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Scritto da: redazione

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