Mahmood ha deciso di raccontare l’evoluzione del proprio rapporto con la musica. Si inizia con il nuovo singolo tratto dal nuovo album che però non è qualcosa di così “nuovo”: “È un pezzo che ho iniziato a scrivere anni fa. Ci ho lavorato per tutto questo tempo, aggiungendo o togliendo qualcosa, cambiando e ricambiando. Intanto ho fatto altre cose, ma a quel pezzo ci sono tornato sempre. L’ho finito una settimana fa”.
Un processo di scrittura complicato, anche perché “quest’anno è stato un po’ un up and down, ci sono stati anche giorni in cui non riuscivo a scrivere. Poi da qualche tempo mi sono attivato, mi è tornata la voglia”. Non si tratta di una specie di blocco dello scrittore, quanto di un voler essere originale rispetto ai tempi già trattati: “Non vuoi scrivere le cose che hai già scritto, ne devi trovare altre, e nello stesso tempo devi essere originale. Alla fine dei conti per me la storia è sempre la stessa: parte tutto da una parola”.
Ha poi proseguito con la sua riflessione: “Da una parola viene fuori un mondo, quindi basta che sono in buona quel giorno e mi trovo con una canzone. Una cosa che sicuramente non voglio più fare è restare a insistere quando non funziona, quando capisco che non è giornata. Se non va, blocco tutto e vado a fare qualcos’altro”.
Le canzoni per lui sono ciò che per noi sono i diari, dove annotare tutto: “Nei testi riesco a mettere pensieri che altrimenti rimarrebbero nella mia testa. Uso le canzoni come se fossero il mio diario, un diario segreto in cui annoto e mescolo cose che mi sono successe, incontri, sentimenti collegati”.
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