L’export italiano di macchinari agricoli non si è mai fermato. L’anno scorso ha incassato 5,5 miliardi di euro e nei primi sei mesi del 2023 ha messo a segno un aumento tendenziale del 13,6%, superiore a quello della meccanica strumentale nel suo complesso (+12,3%). Ma se Stati Uniti, Francia e Germania si confermano mercati consolidati per il made in Italy, stanno emergendo anche altre destinazioni di opportunità, soprattutto in America Latina ed Est Europa. A rilevarlo è uno studio della Sace, presentato in occasione della fiera Agrilevante, la manifestazione del settore in corso a Bari dal 5 all’8 di ottobre.
Per esempio, le vendite di macchinari agricoli verso il Messico, che nell’ultimo decennio ha abbinato riduzione della superficie coltivata a maggiore produzione, stanno registrando notevoli incrementi soprattutto dall’Emilia-Romagna. Anche il Brasile, quarto produttore agricolo a livello mondiale, ha intensificato gli acquisti di macchinari dall’Italia, in particolare provenienti dai produttori piemontesi, emiliano-romagnoli e veneti. In Europa dell’Est, invece, i segnali più interessanti provengono da Romania, Bulgaria, Repubblica Ceca, Croazia e Serbia, tutte realtà dove il settore agricolo ricopre un ruolo rilevante. Sebbene più contenuto nei numeri, cresce molto anche l’export del comparto verso la Nigeria, impegnata nello sviluppo dell’agricoltura nazionale, fondamentale per soddisfare il fabbisogno alimentare di un Paese che l’Onu prevede diventerà il quarto al mondo per popolazione entro il 2043.
Il comparto italiano dei macchinari agricoli conta oltre 1.300 imprese, quasi il 7% di tutte quelle appartenenti al settore della meccanica strumentale. Molte di queste sono piccole o piccolissime: il 61% sono addirittura microimprese. Nell’ultimo decennio il valore delle loro esportazioni è sempre cresciuto, con un tasso medio annuo del 3,6%.
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