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Carrello tricolore: perché il prezzo dell’olio è impazzito

today16 Ottobre 2023 37

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Più 42%. Rispetto all’anno scorso. Avevamo già scritto qui di quanto sia letteralmente decollato il prezzo dell’olio alimentare in particolare dell’extravergine d’oliva. Assieme allo zucchero, il prodotto alimentare che più ha subito rincari e che quindi maggiormente condiziona la nostra spesa e quel che mettiamo nel piatto. E la minore disponibilità di olive, la materia prima, a causa degli eventi climatici sempre più estremi e imprevedibili, come ha certificato Coldiretti alla vigilia della nuova campagna olearia (leggi qui) certificando comunque che “il Sud segna un +34% rispetto allo scorso anno e salva l’Italia dalla caduta verticale del Centro-Nord (-1/3) per un totale nazionale che sarà di circa 290mila tonnellate, al di sotto della media dell’ultimo quadriennio”. Traduzione: il Meridione attutirà il colpo ma l’olio italiano disponibile sarà meno e quindi più caro ancora. Il tutto, di fronte a un apparente paradosso.

Tre bottiglie di olio su quattro sono straniere

I dati diffusi da Coldiretti nel corso del Villaggio contadino appena concluso al Circo Massimo di Roma parlano chiaro: le importazioni di olio (in particolare dell’EVO) hanno segnato il record del secolo pari a oltre 2,2 miliardi di euro nel 2022 con un incremento di quasi il 20% nei primi sei mesi del 2023. Significa che tre bottiglie su quattro sono fatte con oli esteri. Importiamo sempre di più ma i grandi produttori al di fuori dall’Italia sono pure questi in difficoltà, ed ecco l’impennarsi continuo dei prezzi. La Spagna è il maggiore produttore mondiale di olio d’oliva e ne avrà a disposizione 765mila tonnellate, il 34% in meno rispetto agli ultimi quattro anni. Non va meglio alla Turchia con produzione che scende a 280 mila tonnellate, ne mancano 100mila rispetto all’anno scorso, la Grecia va a perdere 150mila tonnellate rispetto al 2022, in controtendenza la sola Tunisia che potrebbe superare le 200mila tonnellate. L’oro verde scarseggia, le scorte si fanno più scarne e tutti paghiamo di più.

Il Carrello tricolore che non aiuta

Mentre l’esecutivo Meloni vara la nuova Manovra che dovrebbe dare respiro alle nostre tasche, è in corso di valutazione il provvedimento del Carrello tricolore, cioè prezzi calmierati e offerte presso le catene di grande distribuzione che hanno aderito all’iniziativa del governo per aiutare gli italiani a fare la spesa e alimentarsi. Partito il 1 ottobre, si concluderà il 31 dicembre e benché come chiariscono dal ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste non obblighi gli esercenti a tagli dei prezzi, li incoraggia a “scegliere liberamente gli articoli che saranno oggetto di promozioni anti-inflazione, purché siano beni di prima necessità, alimentari e non alimentari di largo consumo, ivi compresi quelli rientranti nel ‘carrello della spesa’, nonché dei prodotti per l’infanzia e la cura della persona”. E’ possibile riconoscere i prodotti alimentari del Carrello tricolore dai bollini che le catene che hanno aderito appongono su di essi per indicare il taglio dei prezzi come misura contro l’inflazione alta e il caro spesa. Ma tra i beni di prima necessità l’olio d’oliva non c’è, la lista comprende: pasta, riso, latte, uova, zucchero, sale, farina, cereali, passata di pomodoro, carne. Questi potrebbero avere uno sconto fino al 10% sul prezzo finale. Questi marchi dei supermercati che hanno aderito: Carrefour, Conad, Coop, Despar, Esselunga, Eurospin, Famila, Pam, Lidl, Tigre. La maggior parte delle attività che hanno accettato di far parte del Carrello tricolore si trovano a Roma (1.381 adesioni), Torino (1.074) e Napoli (801), in totale l’iniziativa riguarda 25mila attività in tutta l’Italia

L’inganno del finto cibo integrale, che ti fanno pagare di più. L’approfondimento

 





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Written by: redazione

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