I friulani lo chiamano Cuei, al di là del confine con la Slovenia si chiama Brda, ma per tutti noi amanti del vino è il Collio, ovvero quell’areale di collina in Friuli Venezia Giulia tra Italia e Slovenia, che si estende tra il fiume Isonzo ed il suo affluente di destra, il fiume Iudrio, delimitata a sud dalla pianura friulana e a nord dalle frazioni di Mernico (Dolegna del Collio), Cobaler (Canale d’Isonzo) e Lasizze (Canale d’Isonzo).
Il Collio Goriziano (italiano) ha rappresentato per la produzione di vini bianchi l’areale per eccellenza di tutta la Penisola per lustri e tutt’ora questa zona viticola manifesta con orgoglio la sua trazione bianchista attraverso una viticoltura prevalentemente dedicata ai vitigni a bacca bianca (autoctoni e alloctoni) e un approccio enologico evoluto e consapevole figlio di una preparazione tecnica e di un’esperienza coltivate con largo anticipo rispetto alle altre denominazioni italiche. Se la storia del Collio racconta di vigne commiste in cui erano coplantate le varietà tipiche a bacca bianca (Tocai Friulano, Ribolla Gialla e Malvasia), oggi è la purezza ha farla da padrona, con una lettura individuale delle peculiarità di ogni singolo vigneto, in ciascuna microzona dell’areale. Eppure, è proprio la storia dell’uvaggio tipico del Collio a poter rappresentare una leva per rilanciare una denominazione forte ma in una sorta di stasi da diversi anni. Rinnovata tradizione di cui si fa ancora portavoce un manipolo di produttori uniti dalla volontà di tornare a produrre il “Collio Bianco da uve autoctone”.
Le vigne, il verde e la montagna nella zona di Cormons (foto F. S. Russo)
Tutti gli “incroci” ammessi
Va ricordato, però, che il Collio Bianco Doc, oggi, è disciplinato come blendo uvaggio non solo del trittico di uve tipiche citate poc’anzi, in quanto allargato anche internazionali. Più precisamente sono ammessi nel Collio Bianco tutti i vitigni a bacca bianca in disciplinare in purezza o in blend in misura libera, fatta eccezione per gli aromatici come Muller Thurgau e Traminer aromatico che sono ammessi solo per un massimo del 15%.
Per quanto concerne, invece i vini rossi, è importante ricordare che il Collio, a differenza dei cugini dei Colli Orientali, ha ristretto la produzione rossista ai soli internazionali, ormai storicamente presenti sul territorio, quali: Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Merlot e Pinot Nero. Queste varietà possono essere prodotte sia in purezza che in blend.
In giro fra terre e cantine
Durante i miei ultimi tour fra vigne e cantine in quest’area collinare, collocata fra le Alpi Giulie ed il Mare Adriatico, ho potuto confrontarmi con vignaioli e tecnici riguardo la pedologia e le condizioni meso-climatiche molto particolari: vigne adagiate sulla ponca (tipico terreno del Collio formato da marne di origine eocenica), un clima mite con picchi di caldo che solo negli ultimi anni hanno spinto i vignaioli a considerare pratiche agronomiche capaci di mitigare gli effetti della forte irradiazione solare e delle alte temperature, in fine una ventilazione costante (utile alla salute delle piante) e una buona escursione termica (fondamentale per preservare e fissare i profumi, specie delle uve a baccia bianca). Fatte queste precisazioni, vorrei soffermarmi su quanto il microcosmo del Collio sia ben più vasto di ciò che le dimensioni fisiche di questa DOC possano far pensare, in quanto ricco di sfaccettature e di espressioni territoriali non solo colturali ma anche, e soprattutto, culturali.
La specialità del territorio
Partiamo con le differenze con i vicini Colli Orientali nei quali la matrice prettamente friulana (furlàn) è netta sia in termini linguistici che culturali (tradizioni, culti, cucina), mentre nel Collio Goriziano possiamo trovare una contaminazione fra Friulano e Sloveno del Collio. Per assurdo (ma non storicamente) il Collio Goriziano vanta molti più legami con la BRDA, la parte slovena di quelle colline divise non da un vero e proprio confine ma da una frontiera, ovvero una barriera permeabile che permette uno scambio costante. I popoli di questa frontiera che hanno visto il confine (ed era un confine che divideva Est e Ovest quindi non un confine qualsiasi) sono popoli “ibridi” che sono permeati da diverse identità che vivono in loro, che comunicano diversamente e convivono. La domanda è dove possono, queste identità, costruire un luogo di incontro col quale parlare la stessa lingua, una lingua muta, contadina, delle cose? La risposta è nella millenaria coltivazione della vite e del vino. I popoli e le persone di queste terre hanno costruito le loro identità attorno ai vitigni.
Scopriamo questa terra e la sua varietà
Zone diverse, stili e approcci declinati in base a varietà più diffuse e condizioni pedoclimatiche specifiche, che rendono il Collio ben più di un mero areale a trazione bianchista. Partendo da Sud, ovvero da Oslavia, nel comune di Gorizia, abbiamo la Terra della Ribolla, presente in questa zona da millenni. Alta collina, forte ventilazione grazie alla Bora che arriva costante dal mare, un luogo ideale per la maturazione perfetta di questo vitigno particolarissimo e delicatissimo. Poi c’è San Floriano del Collio, dove i vigneti si spingono in “alto” fino a circa 250mlsm che per un areale composto da dolci colline rappresenta il picco altimetrico. Le escursioni termiche di San Floriano favoriscono, anche in questo caso, lo sviluppo dei precursori aromatici di uve a bacca bianca e del Pinot Grigio.
Spostandoci verso Sud-Ovest ci troveremo a Mossa, Capriva, San Lorenzo e l’Isola di Farra d’Isonzo, zone note per essere tendenzialmente più calde (l’anfiteatro di Capriva dietro al Castello di Spessa ne è un esempio importante). Questa è la casa del Pinot Bianco, capace di offrire espressioni di grande forza e longevità, per fortuna, mai eccessivamente opulente. Zona calda ma dotata, anch’essa, di percettibili escursioni termiche che agevolano la produzione di vitigni come il Sauvignon e nel Pinot Grigio preservandone ed esaltandone (specie nelle annate più fresche) il corredo aromatico. Di certo non mancano, neanche in quest’area, le vigne di Friulano (unico vitigno presente su tutto il territorio) che beneficiano dell’influsso della piana del Preval.
La parte meridionale
Poco più a Sud arriviamo a Cormons che ha diverse microzone importanti: Pradis, zona molto calda che regala corpo e carattere molto forte ai vini; Zegla, che grazie all’ardire di 3 realtà virtuose sta già lavorando ad un progetto di cru valorizzando le peculiarità di questa zona e invitando l’intero areale ad una zonazione più approfondita; Plessiva, Novali, Brazzano, zona particolarmente calda. Quella di Cormons e delle sue zone è sicuramente la zona più calda, il centro della mezza luna del Collio, con le colline che si alzano sulla pianura senza difese naturali davanti e che vantano un’esposizione continua alla luce. Tra Cormons e l’ultimo comune a Nord del Collio ci sono circa 2 gradi in media di differenza di temperatura.
La parte più “invernale”
Poi c’è Dolegna del Collio, il luogo più fresco dell’areale e con le maggiori escursioni termiche; è dove le colline e, quindi, i vigneti risultano essere più irti e scoscesi rendendosi habitat ideale per il Sauvignon. Dentro Dolegna si trovano aziende di riferimento grazie ai loro vini ma soprattutto a cru di immensa bellezza. Ruttars, ad esempio, ha insita in sé la capacità di donare ai vini un mix perfetto di freschezza e mineralità che fanno da spina dorsale ad una tonica struttura muscolare, dando persistenza al sorso e longevità alle bottiglie. Poi ci sono Lonzano, con la sua grande presenza boschiva, e Scriò con colline che cadono a picco e vigneti che sembrano sprofondare nella terra fino alla punta estrema ognuno capace di diverse espressioni (qui i microclimi sono stati calcolati da uno studio e se nel trovano circa 37 tipi diversi in base alla esposizione e alla presenza di bosco).
Una mappa antica del Collio (Creative Commons)
Quali cibi abbinare ai vini
Una produzione di vini d’eccellenza che non può che incontrare l’abbinamento con la cucina locale, che risente positivamente delle contaminazioni austriache e slovene, mantenendo salda la propria identità friulana.
La gastronomia locale
Nel vostro tour del Collio non potrete non assaggiare il prosciutto cotto in crosta, ovvero un prosciutto cotto nel pane che viene servito con il cren grattugiato. Suggerisco poi la jota (un minestrone di crauti, patate, fagioli e carne o cotenne di maiale). Gnocchi di pane, che ricordano i canederli, ricordano il legame con la vicina Austria. La brovada che accompagna il muset, è un piatto della tradizione friulana che prevede la macerazione delle rape bianche grattuggiate nella vinaccia. Non può mancare il gulasch che ogni cuoca e ogni ristorante fa con gradazioni di piccante differenti; il kaiserfleisch (carne di maiale affumicato, cosparso di cren fresco e accompagnato con crauti o gnocchi di pane). Tra i contorno (che per me rappresentano un piatto vero e proprio) potrete assaggiare le patate in tecia.
Fra i dolci non potrete perdervi la Gubana goriziana o presniz, una sfoglia ripiena di frutta secca, zucchero, canditi, miele, spezie, aromi e burro. Deliziosi anche la putizza, lo strudel, i krapfen, torta Dobosch (ungherese), le palacinke (sorta di omelettes con ripieno di marmellata o di cioccolato) e il kugelkupf. Tra i prodotti tipici più importanti del Collio spicca, senza ombra di dubbio, la Rosa di Gorizia, un ecotipo particolare di radicchio rosso unico al mondo.
Curiosità
In fine, che voi siate in auto, in moto o, ancor meglio, in bici o a piedi, non potrete andarvene dal Collio senza aver scattato una foto da una delle postazioni Collio Brda Welcome. Un progetto che mostra e dimostra la cooperazione tra Brda e Collio e che ha visto installate delle casette panoramiche gialle in alcuni dei punti panoramici più suggestivi del territorio, da ambo i lati del confine: delle vere “Finestre sul Collio”.
Pronti per il tour
Una terra resiliente che dominazioni e guerre hanno messo a dura prova, ma che proprio grazie all’eccellenza della sua produzione vitivinicola e della sua gastronomia, nonché della capacità di offrire esperienze di turismo variegate all’insegna della natura,della bellezza e del buon vivere, non potrà che sorprendervi. Con me lo fa ogni volta, che abbia in mano un calice, una forchetta o che mi ritrovi a camminar fra i vigneti, in qualsiasi stagione dell’anno.
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