Il 27 ottobre esce Who we used to be, il nuovo album di James Blunt. In copertina c’è un bambino che gioca felice in un prato, con un aereo giocattolo. Seppur possa sembrare qualcosa di creato con l’intelligenza artificiale, quel bambino è proprio James Blunt all’età di 10 anni. Un po’ di nostalgia, del resto, ha sempre caratterizzato il suo cantautorato un po’ romantico e un po’ malinconico di un personaggio che non si è mai preso troppo sul serio. A spiegare perché abbia scelto questa immagine è stato lui stesso: “Ho intitolato questo album come una canzone che poi non ho messo sul disco. Mi piace il feeling nostalgico che ha il titolo: sono 20 anni che faccio questo mestiere e quando ho iniziato avevo tante domande e mi muovevo in un mondo molto meno diviso di oggi”.
Ora ha trovato una risposta a molte di queste domande: “Ho trovato una donna che mi ha salvato da me stesso e con cui voglio passare il resto della mia vita, ho figli, i miei genitori stanno invecchiando e devo pensare a loro e pensare meno a me”. Insomma, ora ha altre domande. Ma tutto è andato come si domandava? “Forse non è il sogno che mi immaginavo: pensavo di diventare una rockstar e invece sono una popstar, sognavo di suonare negli stadi e invece suono nei palazzetti”, risponde con la consueta ironia.
C’è anche un po’ di serietà quando si parla di rimpianti cosa che sostiene di non avere: “No, tutti faremmo delle cose differentemente, tutti abbiamo perso delle battaglie per strada e io provo a raccontarle. La cosa meravigliosa di questo lavoro è che quando racconti queste storie, arriva qualcuno che ti dice che ha avuto le stesse esperienze, le stesse sensazioni, ha affrontato gli stessi mostri interiori. Nostalgia implica speranza: affetto per il passato, ma speranza per il futuro”.
I brani contenuti nel nuovo album “hanno un’onestà che ricorda quella dei miei esordi e del mio primo disco”. Anche perché il suo contratto era scaduto e avrebbe potuto finire anche la sua carriera, invece i discografici hanno di nuovo creduto in lui 20 anni dopo il suo esordio. Com’è fare musica oggi per chi è sul mercato da così tanto? “La cosa meravigliosa della musica attuale è la velocità con cui si può condividere le canzoni. Si dice spesso che l’album sia morto: per certi versi è anche una buona cosa, perché ogni canzone deve essere bella. Poi, certo, la vita dell’artista è cambiata: non registro più come una volta stando settimane in studio, ma ora cerco di catturare la spontaneità. E si, una volta fatte le canzoni dobbiamo metterci a fare cose stupide su TikTok. Per fortuna sono un ottimo ballerino, sto bene in mutande e la gente lo apprezza”.
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