Lo Snapdragon Summit di Qualcomm è ormai diventato un appuntamento fisso nel nostro calendario annuale, ma tra tutte le edizioni a cui ho partecipato (ormai sono 4) questa è sicuramente quella che si è rivelata più interessante. Ho già espresso qualche tempo fa il mio pensiero a proposito dell’utilità e della necessità di concorrenza all’interno del mercato della tecnologia, sia che si parli di smartphone che di notebook. Ebbene, se per quello che riguarda gli smarpthone Qualcomm è già protagonista da diversi anni, l’annuncio più interessante di questo Snapdragon Summit ha riguardato proprio l’altra categoria appena citata, ovvero quella del mobile computing.
L’azienda con sede a San Diego, in California, ha infatti ufficializzato la prima delle nuove piattaforme per laptop su cui era al lavoro ormai da diverso tempo. L’attenzione nei confronti di questo annuncio è alta, e lo è sin da quando Qualcomm ha acquisito Nuvia, un’azienda fondata da alcuni ex-dipendenti Apple che in passato hanno lavorato al progetto Apple Silicon. Una conferma, nel caso in cui fosse necessario, delle serie e concrete intenzioni di quello che ad oggi è già il più grande produttore di chipset per smartphone e che vuole evidentemente espandere il suo business anche altrove.
SNAPDRAGON X ELITE: DIAMO I NUMERI
Lo scorso anno proprio qui a Maui venne annunciato il nome di quella che sarebbe stata la CPU che avremmo trovato all’interno del primo SoC di questa nuova era, ovvero la Qualcomm Oryon. Ma in questo Snapdragon Summit tutti i discorsi passati si sono concretizzati con l’arrivo di Snapdragon X Elite. A detta di Qualcomm stessa “il System on Chip più potente, intelligente ed efficiente mai realizzato“. Le premesse sono indubbiamente interessanti e lo sono ancora di più se andiamo ad analizzare il nuovo X Elite nei numeri e nei dati mostrati.
Abbiamo infatti una CPU Oryon realizzata con processo produttivo a 4nm (nodo TSMC N4P) che può contare su 12 core, tutti ad alte prestazioni, racchiusi in tre cluster da 4 core ciascuno. Tutti i core hanno una frequenza operativa massima di 3,8 GHz ma due di questi possono spingersi fino a 4,3 GHz nei momenti in cui è necessario spremere al massimo le potenzialità della CPU. Ovviamente si tratta di numeri che andranno a cambiare a seconda dell’implementazione dei diversi produttori, ma pare che i picchi di potenza vengano raggiunti normalmente ad un TDP di 50W (sembra comunque che possano esserci implementazioni a 23W o addirittura 85W), o almeno questo è quello che si può notare dai grafici delle prestazioni diffusi in queste ore.
Prestazioni che promettono essere davvero rilevanti specialmente in rapporto ai consumi. Qualcomm dichiara prestazioni di picco doppie rispetto a concorrenti x86 come gli Intel Core i7 a 10 e 12 core delle serie U e P e, a parità di prestazioni, un consumo inferiore del 68% rispetto a questi stessi chipset. Ma non solo, perché Qualcomm si è spinta anche oltre, paragonando il nuovo X Elite a soluzioni x86 ancora più carrozzate, come il Core i7 13800H e l’i9-13980HX. Nel primo caso la soluzione ARM raggiunge lo stesso livello di prestazioni della controparte con il 65% di consumi in meno; nel secondo la CPU del chip Qualcomm supera l’i9 nel test in single-thread consumando il 70% in meno (ved. slide ufficiale in basso).
E se lo paragonassimo alle soluzioni Apple Silicon, e quindi ad un’altra soluzione ARM? Beh, paragonando un notebook reference di Qualcomm con SoC X Elite ad un MacBook Pro 13 del 2022 con CPU Apple Silicon M2 (8/10C) pare che il vantaggio prestazionale sia del 50% circa. Un risultato meno eclatante se consideriamo che non vengono citati i consumi e che si tratta di test multi-thread, per i quali l’M2 parte sicuramente svantaggiato dalla presenza di 4 Core in meno per la CPU. Per quanto riguarda il confronto con l’M2 Max, invece, nel test in single-thread la CPU del SoC X Elite supera il concorrente consumando il 30% in meno.
Anche fatte queste considerazioni e precisazioni resta comunque impressionante il lavoro fatto da Qualcomm per quella che, di fatto, è la prima CPU della nuova generazione Snapdragon X ad essere lanciata. E a questo proposito l’azienda ha fatto sapere che sono già in lavorazione le sue evoluzioni.
Giusto per chiudere il discorso legato alla scheda tecnica troviamo poi il supporto alle memorie RAM LPDDR5X e con una bandwith massima di 136 GB/s e una cache totale che potrà arrivare fino a 42 MB. Dati che lasciano ovviamente ben sperare anche per quello che riguarda il multitaskig.
E poi c’è la componente GPU che è affidata ad una nuova Adreno sulla quale, a dire il vero, non abbiamo molte informazioni. Si tratta ovviamente di una GPU integrata che, tuttavia, se paragonata alle GPU integrate dei SoC x86 Intel e AMD è in grado offrire prestazioni fino a 2 volte superiori con consumi che, a parità di prestazioni si apprestano ad essere fino all’80% inferiori. E se comunque, anche con queste prestazioni non è certamente una GPU pensata per giocare, non manca il supporto a display on-board fino a 4K 120Hz e a soluzione esterne fino a 3 unità in 4K a 60Hz e 2 unità con risoluzione 5K e refresh rate di 60Hz.
OPPORTUNIT E SFIDE FUTURE
Tutto questo arricchito da una forte, anzi fortissima spinta anche verso tutto quello che riguarda il machine Learning e l’intelligenza artificiale, un tema ormai ricorrente e che in questo SS23 è stato enfatizzato in relazione a qualsiasi tipo di situazione. Qualcomm, come molti altre aziende da qualche anno a questa parte, punta molto su questo strumento come acceleratore e ottimizzatore di un sacco di operazioni. Si è parlato ovviamente di AI generativa con una serie di esempi legati alla generazione di testi, all’elaborazione di immagini, ma anche di AI volta all’ottimizzazione dello sfruttamento delle risorse, per migliorare prestazioni e consumi delle diverse soluzioni.
E a questo proposito, la nuova Hexagon NPU guadagna in memoria condivisa e in capacità di elaborazione, proprio per rendere tutte queste operazioni più fluide, con la grande differenza rispetto ai concorrenti data dal fatto che tutto questo avviene On-device. Una possibilità resa concreta dalla capacità di elaborazione di questa NPU che è di 45 TOPS se utilizzata da sola e fino a 75 TOPS in abbinamento a CPU e GPU, fino a 4,5 volte superiore a quella dei concorrenti. La piattaforma Qualcomm riesce a gestire modelli da 13 miliardi di parametri e 30 token al secondo. Numeri che annichiliscono qualsiasi concorrente.
Tutto molto bello ma come ben sappiamo il progetto Windows on ARM non è mai decollato e tutt’oggi non sono stati annunciati sviluppi, in via ufficiale, che facciano pensare ad un cambiamento radicale del paradigma. Da questo Snapdragon Summit 2023 esco però con alcuni indizi che mi lasciano ben sperare a questo proposito e, se ci sarà un’evoluzione, lo dovremo probabilmente proprio a Qualcomm e alla sua spinta forte e convinta.
Qui a Maui nel momento riservato all’intervento di Microsoft si è parlato di un’esperienza nettamente migliorata grazie a queste nuove piattaforme e di un’esperienza senza soluzione di continuità per quello che riguarda l’esecuzione di programmi x86 su piattaforma ARM. Che gli ingegneri Qualcomm abbiano trovato la quadra e realizzato un emulatore più efficace? Può essere, ma per averne la certezza dobbiamo attendere che i primi prodotti arrivino sul mercato. Per ora dobbiamo accontentarci dell’annuncio di Blackmagic Design, secondo cui è in arrivo una versione ARM di DaVinci Resolve già dal prossimo 2024. Testimonianza del fatto che, comunque, il processo di “traduzione” non si è fermato e il nuovo Dev Kit promesso nelle ultime ore potrà accelerarlo ulteriormente. Non ci resta che aspettare e sperare, ora che la base hardware all’apparenza sono ancora più curioso di capire quale sarà il futuro.
SNAPDRAGON 8 GEN 3: A TUTTA AI!
Ma non possiamo chiudere qui perché, per quando l’annuncio dello Snapdragon X Elite lo abbia un pochino oscurato, questo Snapdragon Summit 2023 è stata anche l’occasione per lanciare il nuovo Snapdragon 8 Gen 3, il SoC top di gamma per dedicato al mondo smartphone.
Un chipset che migliora sotto tutti i punti di vista ma per cui, ancora una volta, si è posto l’accento soprattutto sulla componente di IA. Un tema che, se vogliamo, è stato protagonista di questo evento più ancora che la componente hardware. Snapdragon 8 Gen 3 sfida a viso aperto l’ultima emanazione di Google, ovvero Tensor G3, mostrando la propria potenza bruta e spostando tutto quello che la controparte promette di fare in cloud, direttamente on-device.
Proprio questo è il vantaggio principale di Snapdragon 8 Gen 3 rispetto alla concorrenza: la possibilità di elaborare un numero elevatissimo di istruzioni e token direttamente in locale con una velocità superiore rispetto a quello che Google riesce ad ottenere appoggiandosi ai suoi server in cloud, e quindi senza portare le nostre informazioni fuori dal dispositivo; non esattamente una cosa da niente.
Dalla generazione di immagini alle chiacchiere con gli assistenti vocali sempre più vicine ad una interazione umana, fino alla trascrizione di qualsiasi tipo di conversazione in tempo reale e alla sintetizzazione automatica di queste stesse in note schematizzate. Tutto realizzato grazie alla potenza del chip, ovviamente, ma anche alla collaborazione con i partner.
Da Meta che ha fornito il modello LLama 2, qui presente nella sua versione a 10 miliardi di paramentri elaborati ad una velocità di 15 token al secondo, passando per Stable Diffusion per la parte di generazione di immagini e Arcsoft che fornisce strumenti come la gomma magica che funziona anche nei video; senza dimenticare Open AI con Whisper per la trascrizione ti conversazioni.
Alla base di tutto questo troviamo ovviamente un nuovo chip neurale chiamato Hexagon NPU, che promette di essere due volte più veloce e il 40% più efficiente rispetto all’attuale Snapdragon 8 Gen 2.
Tornando alla scheda tecnica, invece, vediamo un SoC che è stato rinnovato più di quello che ci saremmo probabilmente aspettati. Cambia in maniera evidente la disposizione dei core che, rispetto al modello dello scorso anno passano a una configurazione 2+5+1. Abbiamo quindi due core ad alta efficienza in meno che si aggiungono invece a quelli ad alte prestazioni, mentre resta uno il core prime. Per quel che riguarda la tipologia dei core e le loro frequenze parliamo di Cortex a 520 a 2,3 GHz per quelli ad alta efficienza, Cortex A720 (due a 3 GHz e tre a 3,2 GHz) per i core perfromanc e un Cortex X4 a 3,33 GHz per il core prime.
E poi cambia anche la GPU, anche se non sono stati rilasciati dati inerenti a frequenze e numero di core sappiamo che il miglioramento in termini di prestazione è nell’ordine del 25% così come aumenta per lo stesso valore anche l’efficienza.
Non manca poi il supporto al ray tracing con accelerazione hardware e un algoritmo di generazione dei frame, simile al DLSS di NVIDIA che permetterà di giocare in maniera più fluida laddove la sola GPU non arriva.
Come per quello che riguarda il mobile computing quindi, anche il nuovo Snapdragon 8 Gen 3 scava un solco importante portando miglioramenti probabilmente impensabili alla luce di quanto si era già in grado di ottenere con il suo predecessore.
Ma quanto dovremo aspettare per vedere i nuovi prodotti dotati di Snapdragon 8 Gen 3? In realtà molto poco: ieri notte è infatti stato ufficializzato in Cina il nuovo Xiaomi 14, che sarà il primo a montare l’ultimo SoC di casa Qualcomm, e online sono già spuntati i primi benchmark della nuova piattaforma firmata da Qualcomm.
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