Rivierina. Un nome che la multinazionale e gioiello italiano dei dolci Ferrero ricorderà come una Waterloo. Abbiamo scritto qui dei brillanti risultati del gruppo con base in Piemonte, miliardario senza mai dover ricorrere alla quotazione in Borsa. E del bonus da oltre 2mila euro riconosciuto ai dipendenti. Ma anche i migliori possono commettere gravi errori e perseguirli per anni. L’affare di Rivierina è costato 70milioni di perdite al gruppo Ferrero, e su quella che è la sua materia prima d’eccellenza: le nocciole. Vediamo meglio cosa è successo.
Quelle nocciole che in Australia proprio non crescono
Da dieci anni la Ferrero aveva puntato molto su un appezzamento a Rivierina, nel Nuovo Galles del Sud in Australia, dove era stato piantato un noccioleto da un milione di esemplari. L’affare iniziato comprando due grandi aziende produttrici di patate, Dellapool e Arrambee allora gestite dal gruppo Rich Listers Menegazzo, sembrava iniziare sotto i migliori auspici per coltivare nocciole e avere una nuova grande riserva di materia prima per le creme dolci spalmabili e altri prodotti. L’acqua era disponibile in grande quantità e il terreno sembrava quello giusto. L’obiettivo era arrivare a raccogliere 5 mila tonnellate di nocciole pronte per la trasformazione alimentare entro il 2022. Non è andata così.
L’errore e la decisione finale
La Ferrero ha investito il meglio in capitali e know how per allestire il grande noccioleto che avrebbe dovuto garantire i rifornimenti necessari alla grande produzione internazionale del marchio di dolci, arrivato a spendere oltre 143 milioni di dollari per spingere il terreno australiano a produrre nocciole, che in questa terra non si trovano spontaneamente. Insomma, grande progetto ma continente sbagliato per perseguirlo. Meno della metà dell’investimento è stato recuperato, Ferrero dovrà cercare i rifornimenti di nocciole altrove e la perdita è di 70 milioni di euro. Mentre il grande terreno di Rivierina verrà donato ad altri soggetti per nuovi usi, e pare a costo zero.
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