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Music

«Now and then», la recensione (beatlesiana) all’ultima canzone dei Beatles

today2 Novembre 2023 24

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Si può prendere un pezzo di John Lennon fase minimalista e trasformarlo nella pop ballad definitiva dei Beatles? Sì, se ti chiami Paul McCartney, conosci alla perfezione «come pensava» l’autore originario ma sai al tempo stesso meglio di chiunque altro come si raggiunge il cuore del grande pubblico. Il resto è accademia o – per restare in tema – supporto delle nuove tecnologie di machine learning. Now and then, quella che passerà alla storia come l’ultima canzone dei Beatles, funziona così ed è un po’ lo stesso meccanismo su cui si basano alcune tra le migliori cose realizzate dai Beatles nel loro ottennio di attività discografica, quelle realmente scritte assieme da Lennon e McCartney: John intuisce, Paul sviluppa; il primo fa l’ideologo, il secondo il divulgatore; l’uno è il principale artefice dell’unicità del progetto, l’altro del suo incomparabile successo commerciale.

Lennon, l’uomo che amava disturbare

Now and then, intesa come la traccia originale piano e voce consegnata su nastro da Yoko Ono a Macca, i beatlesiani la conoscevano già ed è facilmente reperibile su YouTube, per giunta: qualcosa di non molto diverso da Love, il pezzo più intimista di quel capolavoro intitolato Plastic Ono Band (1970): c’è John che, fresco di seduta psicanalitica, si racconta al pianoforte senza smussare gli spigoli. Roba minimal che non intende assolutamente compiacere chi ascolta, anzi: viene il sospetto che voglia addirittura a disturbare.

Ringo Starr e Paul McCartney hanno lavorato insieme a «Now and then», l’ultima canzone dei Beatles (Afp)

La tecnologia come valore aggiunto

Qui tocca però spendere ancora qualche parolina sull’utilizzo di quella che Paul, nel documentario di accompagnamento, chiama la «tecnologia» di Peter Jackson: se ricordate, i due precedenti anni Novanta di Free as a Bird e Real Love facevano tanto effetto patchwork. L’ascoltatore capiva benissimo che la voce di John era una cartolina spedita dagli anni Settanta, sicuramente rimasterizzata ma non possiamo dire restaurata. Il machine learning ci consente di fare un passo avanti: a sentire la traccia pare quasi che John si sia unito a Ringo Starr e a Paul, che magari abbia fatto un salto ai Capitol Studios di Los Angeles dove Giles, il figlio di George Martin, dirigeva gli archi.

Una canzone su John e George (che non ci sono più)

Pronti, partenza, via, Ringo dà il tempo: «One, two». Paul prende la voce restaurata di John e la appoggia su un arpeggio di pianoforte con chitarra acustica come insalata di rinforzo. La raddoppia con la propria voce nei momenti salienti, prima che arrivino il suono del basso e della batteria di Ringo e si proceda verso un ritornello riscritto alla maniera di Macca, qualcosa decisamente più pop. Sorpresa: a cantare sono insieme McCartney e Starr, un’accoppiata vocale quasi del tutto inedita nella storia dei Fab Four. Senti e rifletti su come questa canzone, rielaborata quasi 50 anni dopo che è stata scritta, assume un significato completamente diverso: era un pezzo sul sentimento di mancanza per un amore che forse è finito (Now and then/ I miss you), diventa un pezzo sul sentimento di mancanza nei confronti di chi ci è caro ma non c’è più (Now and then/ We miss you) che, applicato ai Beatles, è un po’ la storia di Paul e Ringo sopravvissuti a John e George.

Liverpool, un murale dedicato ai Beatles (Afp)

La formula Beatles

Parlando di Harrison, merita menzione l’assolo di chitarra slide che lui stesso ipotizzò, ai tempi della reunion anni Novanta, prima che Now and then venisse accantonata. Paul oggi porta a compimento l’opera, come «un doveroso tributo nei confronti» di George, spiega sempre nel documentario di accompagnamento. Entra pure l’orchestra d’archi («Mi era balenata una vaga idea che gli archi potessero fare al caso nostro», sottolinea ancora Paul: «i Beatles li hanno usati in dischi famosi) e la canzone, racuperata che ha una coralità imprevista, si avvia alla chiusura su un outro un po’ sbilenco, tipicamente beatlesiano. La morale è ormai nota: «It’s all because of you», laddove questi «you» potrebbero essere benissimo John e George. L’abbiamo ascoltata, riascoltata e, da beatlesiani, siamo arrivati alla conclusione che Now and then è un’emozione da 4 minuti e 8. Se questa canzone esiste lo dobbiamo alle tecnologie di machine learning, ma se rimarrà lo dobbiamo a una composto chimico prodigioso che nessuno è stato ancora capace di sintetizzare in laboratorio. La formula? John+Paul+George+Ringo.



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Scritto da: redazione

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