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Monti e Massironi: disastri e risate sul Marito invisibile

today10 Novembre 2023 3

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La passione che arriva a mettere sottosopra una vita, l’innamoramento che fa fibrillare i rapporti fra due amiche storiche. L’incontro-scontro-confessione che avviene in diretta sul palcoscenico mostrando contemporaneamente due realtà. Quella fisica in cui si trovano Fiamma (Maria Amelia Monti) e Lorella (Marina Massironi) nelle loro case e quella digitale della videochiamata con cui si ritrovano e si confrontano. Avvertenza: si ride molto ne Il marito invisibile, diretto da Edoardo Erba e in scena nel cartellone Cedac (10 novembre al Teatro Verdi di Sassari, 11 e 12 al Massimo di Cagliari dopo le date a Nuoro e Macomer, con seminario sulla Comicità nell’era digitale tenuto dalle due intepreti con coordinamento di Elio Turno Artemhalle a La Fabbrica Illuminata il 12 novembre). Ne abbiamo parlato con le protagoniste. Maria Amelia Monti è attivissima fra cinema, tv e teatro e molti ricordano la sua esplosione presso il grande pubblico con La tv delle ragazze, Marina Massironi è stata a lungo nei cast dei film e spettacoli di Aldo Giovanni e Giacomo, pure lei molto attiva fra piccolo e grande schermo e David di Donatello per il ruolo in Pane e Tulipani.

Molto particolare la messa in scena di Il marito invisibile, che svolge con cinque videochiamate.
Maria Amelia Monti – “Sì, io e Marina Massironi, cioè noi Fiamma e Lorella, non ci guardiamo mai in faccia, comunichiamo per mezzo dei nostri dispositivi, ma contemporaneamente il pubblico vede la realtà in cui ci muoviamo, anche questo aumenta il potenziale comico dello spettacolo. Ma è anche una riflessione sulla nostra attrazione per il virtuale”.

Due tipi di donne e di vite diverse, alle prese in vario modo con uomini invisibili.
Maria Amelia Monti – “Sì, la mia Fiamma dovrebbe essere quella stabile, con famiglia e matrimonio consolidato, in realtà alle prese con noia, dubbi e un marito che c’è ma non c’è”. 

Marina Massironi – “Io sono quella irrequieta e che viene da una serie di sbandate ed errori. Ma sono anche quella vitale e attratta dal mistero, figuriamoci poi quando hai a che fare con un uomo invisibile. Non mi chiedete troppo su cosa significhi questa invisibilità perché lascio il piacere di scoprirlo ogni sera al pubblico presente”. 

Si ride e si pensa, la migliore combinazione possibile, no?
Maria Amelia Monti – “E’ quello che abbiamo cercato di fare e funziona. Il pubblico ride molto ma poi può interpretare lo spettacolo come vuole. Dal tema dell’invisibilità a quello dell’amicizia, dalla solidarietà femminile vera o presunta ai tanti momenti di crisi e trasformazione che ciascuno di noi si trova ad affrontare nella propria vita”. 

Davvero di fronte a rapporti sentimentali a pezzi e crisi di coppia l’ultimo baluardo è quello dell’amicizia femminile?
Marina Massironi – “Non credo, è una possibilità ma non certo l’unica. Uno degli aspetti più interessanti di questo spettacolo è mettere in scena la condizione della solitudine, dell’illusione di poter incidere sulla realtà solo esponendosi con mezzi tecnologici, diversamente da quel che accadeva fisicamente nelle varie forme di impegno sociale o anche politico. E contemporaneamente il desiderio dell’invisibilità ma pure la paura che suscita”. 

Farete un seminario sulla comicità, ma siamo in anni di politically correct a tutti i costi, dove diventa sempre più facile finire sulla forca per una battuta ed essere condannati per la satira. Cosa non sta funzionando?
Maria Amelia Monti – “Comicità e satira devono restare libere, se no perdono di senso. Molto dipende dall’intenzione con cui si porta una battuta, ma se fai il tuo lavoro al meglio allora ridere non c’è repressione bacchettona che tenga”.

Marina Massironi – “Le cose che fanno ridere dipendono anche dalla cultura di provenienza della persona ma anche dal mutamento dei gusti. Io sono legata all’analogico ma molto curiosa del digitale, trovo che alcuni youtuber siano straordinari e molto divertenti, se avvicinano i giovani alla comicità per me è solo un vantaggio. Sulla perdita di libertà per via del politically correct: la satira deve essere libera ma pure riconoscibile come tale. Quindi molto dipende dal modo in cui costruiscono le battute”. 





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Scritto da: redazione

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