Chiunque abbia letto il grande classico di Bram Stoker ricorderà il passaggio relativo al destino dell’equipaggio della goletta Demeter come tra i più suggestivi, soprattutto per quel senso di inquieta incertezza che pesava su quanto effettivamente avvenuto in quei giorni drammatici a bordo della nave, prima che sbarcasse su suolo inglese liberando lì la furia sanguinaria di Dracula. Ecco perciò che una pellicola come Demeter – Il risveglio di Dracula era molto attesa dal pubblico di appassionati, nella speranza che riportasse in auge il mito del vampiro per eccellenza in un contesto, se non propriamente gotico, almeno horror degno di nota.
Già si poteva intuire come l’operazione non fosse partita con il piede giusto dalla sua genesi, tanto che la sceneggiatura originale ha dovuto attendere la bellezza di vent’anni per trovare la sua trasposizione effettiva sul grande schermo, con numerosi cambi in cabina di regia nel corso delle fasi produttive che hanno infine portato il norvegese André Øvredal – recuperate la nostra recensione di Mortal (2020), suo precedente lavoro – a sedersi dietro la macchina da presa, con l’uscita nelle sale italiane avvenuta un po’ in sordina nel corso della passata stagione estiva. Fatto sta che il film ha floppato un po’ ovunque al botteghino, rivelandosi un fallimento economico che non è riuscito a incassare manco la metà del proprio budget.
Demeter: rotta verso l’inferno
Il 6 agosto del 1897 la nave mercantile Demeter viene rinvenuta alla deriva sulle spiagge dell’Inghilterra, ma nessun superstite è trovato a bordo. Ha così inizio il lungo flashback di un mese prima, quando l’imbarcazione si trovava nel porto di Varna, in Bulgaria, pronta a iniziare il suo viaggio verso Londra con a bordo diversi animali e casse contenenti vari materiali.
Tra i membri dell’equipaggio vi è anche il dottor Clemens, che ha studiato a Cambridge ma non è mai stato preso sul serio per via del colore della sua pelle. Poco dopo la partenza, viene scoperta la presenza di una donna clandestina a bordo, gravemente ferita e bisognosa di continue trasfusioni: segno di sventura secondo molti dei marinai, che trova per sua fortuna la protezione di Clemens e dell’esperto capitano Elliot.
Ma non sarà la sola ospite indesiderata, giacché un pericolo ben maggiore si nasconde nel carico che la nave sta trasportando. In una delle casse dimora infatti il vampiro Dracula, una creatura mostruosa che la notte si macchia di mostruosi delitti e dopo essersi cibato di tutti gli animali comincia a nutrirsi degli uomini, che cominciano a scomparire o a essere ritrovati orribilmente mutilati dai loro compagni. La maledizione è inarrestabile e mentre la Demeter è in mare aperto, i suoi occupanti cercheranno un modo per fermare la sovrannaturale minaccia prima che sia troppo tardi.
Un film poco affilato
Le potenzialità per dar vita a un qualcosa di interessante c’erano tutte, ma si è finito per realizzare un classico mid-blockbuster moderno spruzzato di horror, figlio di logiche commerciali che poco hanno a che vedere con la fonte originaria alla quale si attinge.
Più che Dracula a rivoltarsi nella tomba qui è Bram Stoker, soprattutto a sentire certi dialoghi e battute che – particolarmente nella parte finale – vengono messi in bocca ai vari protagonisti nelle loro interazioni con la demoniaca nemesi, poco hanno a che vedere con il fascino gotico del romanzo.
Il risultato è un fumettone spesso sovraccarico, dove si inseriscono forzature in serie nella gestione dei vari personaggi, dalla donna a bordo fino al medico di colore, all’insegna di un’inclusività ormai stereotipo di sé stessa, dove non può mancare niente e nessuno.
La resa dei conti tra l’equipaggio e il vampiro diventa così un inerme gioco del gatto col topo, dove in teoria lo spettatore a conoscenza della storia sa già dove gli eventi sono destinati a finire; in teoria appunto, giacché la sceneggiatura con una mossa quanto meno ardita si inventa un potenziale nuovo epilogo, tanto da aprire le porte a un sequel che probabilmente non verrà mai realizzato.
Narrativamente Demeter – Il risveglio di Dracula si rivela quindi un’operazione pretenziosa e sfilacciata, incurante del materiale a disposizione e di quell’aura mitica che si portava appresso. Laddove il film recupera qualche punto è nella messa in scena, che riesce a creare qualche passaggio suggestivo qua e là nelle sequenze notturne, con la pioggia e il mare in tempesta a farla da padroni, e nella rappresentazione del succhiasangue più famoso di sempre, qui mostrato anche nella sua versione alata.
Sia chiaro, il fascino intrinseco delle versioni più classiche è ben lontano, ma contestualizzata a un’operazione ludica e di genere la creatura ha un suo perché, complici anche i buoni effetti speciali. Peccato che la tensione sia spesso smorzata da soluzioni prevedibili e l’anima horror risulti troppo fiacca e scontata per essere anche spaventosa, tanto che al termine delle due ore di visione si respira un senso di incompiutezza che lascia l’amaro in bocca.
Infine due parole sul cast, anonimo per buona parte – a cominciare dai due personaggi principali affidati a Corey Hawkins e Aisling Franciosi – con il solo Liam Cunninghan a offrire un po’ di sano carisma nelle vesti dello scorbutico capitano, poi anche voce narrante che riprende per l’appunto le immortali pagine del romanzo.
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