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Spettacoli

Ruggeri: le mie Musiche Invisibili nei 100 anni di Calvino

today23 Novembre 2023 29

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Ricordate il celebre passo L’inferno dei viventi di Italo Calvino? Mentre prosegue la coda lunga delle celebrazioni del centenario della nascita dello scrittore, tornano quelle parole: “L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione…“. Ecco, immaginate di ascoltare questo passo reso da una voce che è il contrario del tono rassicurante che spesso si attribuisce allo scritto di Calvino, una voce femminile angosciata, tesa, trasfigurata dall’uso dell’elettronica. Quella voce è Elsa Martin, sul palco con le Musiche Invisibili, il progetto sonoro che dà paesaggio, colori, sensazioni a Le città invisibili, il libro che Italo Calvino scrisse nel 1972. 

Musiche Invisibili nella versione con l’ensemble più numeroso

Musiche Invisibili è un progetto ideato da Andrea Ruggeri, batterista, compositore, didatta affascinato dal libro in cui Marco Polo racconta a Gengis Khan le città dell’impero che il sovrano mongolo non vedrà mai. Ogni città è una prova di creatività, di rimandi semantici, storici, estetici, di emozioni e sensazioni che esplodono numerose dalle pagine di Calvino, e a rendere più affascinante quella narrazione c’è che la descrizione di una città può essere svolta in una sola pagina di libro o anche meno. Musiche Invisibili è un concerto per ensemble variabile, cambiano i tipi e il numero di strumenti su palco, ed è un album che abbiamo ascoltato dal vivo in versione elettrica e nervosa al piccolo Teatro Houdini di Cagliari. Ne abbiamo parlato con Ruggeri a fine live.

Andrea, questo è un progetto e un concerto a geometria variabile. ll cambiamento di musicisti e di strumenti sul palco quali variazioni produce?
“Di certo cambiano i timbri, quando suoniamo in sestetto senza elettronica e chitarra lo show è molto diverso dalla versione elettrica e quasi punk (ride, ndr) che avete ascoltato oggi. Ma ho in mente una versione ancora più elettronica. Cambiano i colori e cambia il paesaggio ispirato dalle narrazioni di Calvino. La cosa interessante è che dal vivo stiamo già suonando nuove composizioni che vorrei approdassero a un secondo volume di Musiche Invisibili“.

Come hai incontrato la scrittura di Italo Calvino?
“Quando mi sono trasferito a vivere in Veneto e ho trovato Le città invisibili nello scaffale di casa della mia coinquilina. Aprire quel libro già solo dall’indice è stato come essere abbagliato da un flash potentissimo. E la sua capacità di sprigionare interi mondi nel giro di una pagina o di mezza mi ha completamente conquistato. Da lì l’idea delle musiche che accompagnassero l’ascoltatore e il lettore in questo viaggio visionario”.

Potrebbe starci un libretto che indica anche solo il nome di ogni città che avete musicato, come bussola che guida il pubblico mentre suonate?
“Sì, anche se preferirei che questo libretto, ma potrebbero anche essere dei fogli singoli, il pubblico lo leggesse a concerto terminato. Così ciascuno costruisce i propri percorsi di fantasia ed elabora a modo suo l’esperienza”.

Un progetto di molte sfumature sonore ma a colpire è anche l’uso della voce. Talvolta non si capisce se canti semplici suoni o parole inventate, oppure se pronunci brani degli scritti di Calvino ma a ritmo talmente lento che la parola diventa puro suono.
“Entrambe le cose in realtà, perché nel romanzo c’è il concetto dei logogrifi, Italo Calvino usava il linguaggio in modo ora immaginifico ora quasi matematico, ma ci sono momenti in cui il singolo suono pronunciato conta. Per me è un ulteriore stimolo mentre lavoro alle nuove Musiche Invisibili, e mi piacerebbe registrarle sia per piccolo che per grande ensemble, un po’ influenzato da un disco di Kenny Wheeler che amo molto”. 

 

 

 





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Scritto da: redazione

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