Nella affollata e iper-turistica Oxford Street, la via dei negozi di Londra, che in questi giorni è ancor più caotica per l’ormai rituale consumistico del Black Friday l’imminente Natale, è comparsa da una nuova insegna, per lo più sarà passata inosservata nel turbinio di stranieri e visitatori: al civico 363 c’è scritto HMV. Per gli amanti della musica è un’epifania: lì c’è stato, per quasi un secolo, lo storico negozio, His Master’s Voice, il nome originale dell’epoca quando esistevano solo i grammofoni e i 33 giri che pesavano come macigni. Chiuso nel 2019, con un odioso e turistico negozio “etnico” di dolciumi al suo posto, oggi l’insegna del cane che ascolta il grammofono è tornata a risplendere.
Un gradito ritorno (con una piccola delusione)
Il primo HMV fu inaugurato proprio lì nel 1921, e nel corso del tempo aveva ospitato numerosi artisti, tra cui il celebre compositore classico Edward Elgar, che prese parte alla cerimonia di apertura, e la superstar David Bowie.
Dopo una chiusura di quattro anni, che allora si intendeva definitiva, il locale è risorto ed è stato inaugurato il 24 Novembre 2023. Nel 2019, il negozio bandiera aveva abbassato la saracinesca, dopo che l’intera catena commerciale era entrata in amministrazione controllata. Il gruppo HMV era stato poi rilevato dalla Sunrise Records, catena canadese di negozi di dischi di proprietà dell’imprenditore Doug Putman, ma l’indirizzo di Londra era rimasto chiuso. Il ritorno al 363 di Oxford Street è dovuto a una “fortissima inversione di tendenza” nel giro d’affari del gruppo che ha permesso a HMV di tornare in profitto l’anno scorso.
Nel rinato negozio, i clienti troveranno la più vasta collezione di musica di Londra, dell’Inghilterra, e probabilmente di tutta Europa: 20mila album in vendita tra vinili e CD; più di 8mila film in vari formati 4K Ultra HD, Blu-ray e DVD. A differenza del vecchio negozio, che aveva 2 piani di dischi e uno di oggettistica, ora il rapporto si è invertito: i dischi sono solo al piano sottoterra e quando si entra ci si imbatte in pupazzetti, magliette e gadget vari di film e serie tv. “Sign O the Times” come già cantava il compianto Prince decenni fa.
La morte prematura dei negozi di dischi
Anni fa, quando l’altro storico negozio di dischi di Londra, il Tower Records di Piccadilly Circus, e poi vari Virgin Megastore, caddero come birilli, sembrava la fine di un’era: la musica che si poteva toccare era diventata un dinosauro, destinata all’estinzione, sorpassata dalla modernità. Un tale Steve Jobs, in California, aveva inventato un “walkman” chiamato Ipod dove non servivano più cd o cassette (gli LP erano già morti da tempo): la musica era diventata mp3 e i negozi di dischi erano obsoleti. Questo fino a due giorni fa: la riapertura di HMV a Londra è un segnale che va controcorrente: c’è ancora vita per i negozi di musica. Flussi e riflussi storici, al dilagare di Spotify tra i giovani Millennial, c’è chi sente il bisogno di tornare al vecchio supporto fisico: i vecchi vinili sono tornati di moda e c’è gente disposta a pagare fino a 100 £ per un vinile in edizione limitata. E’ nata una contro-nicchia di mercato in grado di mantenere in vita i negozi.
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