Ogni mercoledì, la cucina della pizzeria Botto a Genova, funziona a pieno ritmo. Perché, oltre ai piatti per i clienti, vanno preparate le confezioni di cibo per i senza tetto.
Poi, quando si fa tarda sera, quasi notte, si parte. William Galles, proprietario del locale di via Struppa, e suoi due pizzaioli Alessandro e Danilo, vanno in giro con una sporta di vivande. I clochard di “Zena” ormai li conoscono tutti.
C’è chi si fa avvicinare e racconta la sua storia, chi resta in un angolo tra i cartoni e aspetta di rimanere solo per mangiare, chi se ne va via perché ha deciso che non vale più la pena. William prova a parlare con ognuno di loro.
Lui lo sa quanto è dura
“A volte l’indifferenza fa più male della fame, ti senti abbandonato e sale la rabbia, un misto di dolore, sofferenza fisica”. Però William non demorde. Ha deciso che la sua vita va dedicata agli altri, soprattutto “ai meno fortunati”.
Anche William Galles, 35 anni, viene dalla strada. E non dimentica. “Mia mamma faceva le pulizie, avevamo poco ma eravamo contenti, uniti, mi ha insegnato a essere generoso. Purtroppo, se n’è andata che io avevo 19 anni e mi sono trovato solo, disperato”. Lo sfratto, la paura, niente soldi in tasca. “Dormivo nei garage degli amici o nelle loro macchine. È stato un periodo buio, più cadi nel buco nero dell’indigenza, più la gente si allontana, proprio non ti vede, di colpo diventi invisibile”.
Però, a un certo punto, è arrivata Elisa.
“Era la mia fidanzatina, lei sì che mi ha aiutato a riprendere per mano la mia esistenza. Sua madre mi regalò un motorino. Sono ripartito facendo le pulizie negli uffici, lavando i vetri dei bar, consegnando le pizze. E siccome sono attento, meticoloso la voce si è sparsa. Hanno iniziato a chiamarmi sempre più persone”.
Cinque anni fa William Galles ha aperto Botto, la sua pizzeria, il suo sogno. Oggi dà lavoro a 15 persone. Quest’anno, per la terza volta, ha aperto il suo locale per il pranzo delle feste dedicato a chi si trova in difficoltà. In contemporanea organizza una raccolta di indumenti per i senza tetto: giacconi, maglioni, cappelli, sciarpe, vestiti caldi che la notte in strada fa freddo. E poi giocattoli per i più piccoli. Precisando con un volantino e un messaggio sui social: “Se vi vergognate ad accettarli in pubblico, questo è il mio numero, ve li porto io”.
Non è da tutti. Anche lo scorso 17 dicembre William e la sua brigata hanno preparato da mangiare per centinaia di persone. Ci sono stati i brindisi, poi i doni per i bambini, perfino una bici rosa. “E’ solo un gesto, lo so che non riuscirò a risolvere i loro problemi, ma intanto ci provo. Proviamoci, regaliamo a chi non ha nulla almeno una giornata serena, un sorriso”, dice. Il sorriso, ecco. Quello di William è aperto, contagioso. “Il mio passato è la mia forza – racconta -. Io ho incontrato chi mi ha aiutato, ora provo a fare lo stesso perché so quanto sia dura soprattutto la solitudine, l’indifferenza”. Per questo trasforma i pranzi in feste dove si mangia, si balla, si parla, si fa musica. Con i vestiti e i giocattoli portati dai donatori di Genova ha riempito l’intero magazzino della pizzeria.
C’è chi offre soldi per aiutarlo, ma lui chiede azioni concrete: “Comprate qualcosa di bello, di utile. Servono anche le scarpe”. Tutti gli indumenti arrivati al Botto sono stati puliti, imbustati, infiocchettati. E per qualcuno Galles è riuscito a scrivere anche una dedica. Ora ha un’altra idea che vuole mettere in pratica: una rete di ristoratori e commercianti solidali. Per trasformare queste iniziative in appuntamenti fissi. “Potremmo riuscire a sfamare tutti ogni giorno. Chiedo ai miei colleghi di cucinare qualche piatto in più, preparare i sacchetti con il cibo da asporto. Siamo in tanti, ce la possiamo fare”.
La scelta di William è rimbalzata sui social, ora gli scrivono messaggi da tutta Italia: “Sei grande, ragazzo”, “Se passo da Genova vengo a stringerti la mano”. Lui ringrazia e ribatte che si può fare di più. Ma intanto ha piantato il seme della solidarietà. Nascono foreste così, foreste e mondi nuovi.
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