Tra le numerose micro-denominazioni italiane, poche secondo me possiedono caratteristiche e peculiarità sufficienti a definire in modo distintivo la propria identità e importanza, specialmente dal punto di vista vitivinicolo, pedoclimatico, storico, culturale e antropologico. Emergendo in questo contesto si trova l’Albugnano Doc, che copre meno di 50 ettari di vigneto distribuiti in quattro piccoli comuni del basso Monferrato, nonostante il termine “basso” sia più descrittivo che effettivo. Questi comuni sono Albugnano, Castelnuovo Don Bosco, Passerano Marmorito e Pino d’Asti.
Il quadrilatero dove nasce un vino fra i più interessanti
Questa zona, ricca di storia, di arte e di paesaggi di rara suggestione (che potrete ammirare da una delle più belle Big Bench del Monferrato, sita a Schierano di Passerano Marmorito), vanta una grande tradizione vinicola che risale addirittura al 1148 e ha legami profondi con la suggestiva Abbazia di Vezzolano (che consiglio a tutti di andare a visitare) e le vicende dell’aristocrazia sabauda.
In basso cioè molto in alto
Sembra un ossimoro ma è in quest’area del “basso” Monferrato che i vigneti si stagliano verso i picchi più alti. Forse è proprio per questo che il primo vino a riscuotere successo in questa zona è stato lo spumante di Albugnano, premiato nel 1868 all’Esposizione di Asti. Eppure, è con il riconoscimento ufficiale della DOC nel 1997 e con la produzione di vini rossi fermi di grande finezza ed armonia, che l’Albugnano inizia a distinguersi, mantenendo però salda la sua identità di enclave. Ciò che trovo interessante nell’Albugnano Doc, oltre alla sua storia e dimensioni, è la sua attualità e la prospettiva futura della viticoltura nella regione, insieme ai vini capaci di esprimere chiaramente ciò che cerco in un vino: un’identità senza compromessi, priva di meri scimmiottaenti di chi gode di maggiore notorietà, massa critica o successo commerciale.
Una “mescolanza” speciale
Le caratteristiche principali del territorio includono l’altitudine media dei vigneti, che si attesta che attorno ai 300 metri sul livello del mare con picchi oltre i 530 metri, le matrici pedologiche basate su marne mioceniche di colore chiaro, versanti più ampi e vitati in alcune zone, boschivi in altre, e un meso-clima influenzato dall’altitudine che determina parametri analitici come pH, acidità e sviluppo aromatico. La biodiversità è un elemento distintivo, con la presenza di boschi e un’alternanza agricola ancora presente, differenziandosi da altri contesti vitivinicoli. I produttori locali stanno adottando un approccio sempre più rispettoso e sostenibile per preservare il patrimonio di biodiversità.
ll futuro del Nebbiolo
Queste peculiarità, unite alla sensibilità interpretativa dei piccoli produttori, fanno della DOC Albugnano un punto di interesse centrale per il Nebbiolo attuale e futuro. L’Associazione ALBUGNANO 549, formata per sostenere l’identità del territorio di produzione, riflette la coesione dei produttori e la prospettiva futura della viticoltura locale, rendendo l’Albugnano una scelta obbligata per tutti gli amanti del Nebbiolo in ogni sua sfaccettatura.
A cosa abbinarlo
Sfaccettature che potrete comprendere ancor meglio valutando la versatilità delle varie interpretazioni dei vini della Doc Albugnano a tavola. Ecco quindi che un Nebbiolo tanto tipico quanto trasversale come quello prodotto in queste zone potrà essere l’alleato ideale per coprire un intero menù e, per quanto possa sembrare una forzatura, vi meraviglierete della capacità di questi vini di coprire un range di abbinamenti molto più ampio di Nebbioli dall’estrazione, la struttura e l’affinamento maggiore. Provate le versioni più fresche con il vitello tonnato o la battuta di Fassona, per poi optare per un Albugnano Superiore con gli agnolotti “classici” al sugo d’arrosto o quelli alla Cavour (agnolotti farciti con un misto di salsiccia, arrosto di vitello, cervella e verdure).
Non vi resta che visitare questo piccolo ma intrigante areale per prendere piena coscienza di quanto queste interpretazioni del nobile Nebbiolo non abbiano nulla da invidiare a quelle di zone ben più note e blasonate.
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