L’attore, regista e sceneggiatore è tra le firme della storia che potrebbe riportare la statuetta in Italia. Ma prima ci sono stati anni terribili
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Esplosivo, bravissimo, imprevedibile e capace di segnare nel bene e nel male qualsiasi set in cui lavorasse con le sue invenzioni e soprattutto i suoi umori senza freni. Massimo Ceccherini, lanciato in grande stile nel cinema comico dall’amico Leonardo Pieraccioni, era diventato un problema per tutti. Per chi produceva i suoi film da regista, per chi ci aveva a che fare come interprete, per chi doveva vedersela con la sua imprevedibilità molto accesa. Con l’alcol a fare da napalm. Ma nella vita cadi, sbatti, ti rialzi pieno di lividi, ti costringi a fare almeno un po’ di conti con te stesso, e quei conti portano oggi Massimo Ceccherini a correre verso l’Oscar per il migliore film straniero dopo la nomination confermata a Io capitano. Scritto da Ceccherini insieme al regista Matteo Garrone, a Massimo Gaudioso e Andrea Tagliaferri. E’ un nuovo grande inizio.
L’incontro del destino sul set di Pinocchio
Ceccherini e Garrone si erano conosciuti e piaciuti a vicenda sul set di Pinocchio, dove il comico e caratterista toscano interpretava una tremenda Volpe truffaldina. Da lì la decisione di lavorare di nuovo assieme. Così nasce Io capitano, che sta piacendo in tutto il mondo e ha emozionato i membri dell’Academy. Già vincitore del Leone d’argento per la miglior regia e del Premio Marcello Mastroianni al protagonista Seydou Sarr, il film diretto da Garrone racconta l’odissea di due giovani migranti senegalesi, Seydou e Moussa, attraverso violenze, pericoli e abusi in l’Africa fino al tentare il tutto per tutto per arrivare a cominciare una nuova vita in Europa.
L’alcol che scatenava la bestia, la moglie, il crollo e il ritorno
La dimensione dell’autore non è nuova per Massimo Ceccherini, che aveva già diretto cinque film, tra cui Lucignolo, Faccia di Picasso e La mia vita a stelle e strisce, in cui ha interpretato anche il ruolo principale. E la sceneggiatura di alcuni film di Pieraccioni, come Il principe e il pirata e Se son rose. Ma avere a che fare con lui era diventato un problema. “Non mi chiamava più nessuno” aveva ammesso, intervistato dal Corriere della Sera. Così come ha raccontato di essere scoppiato in lacrime quando è arrivata la notizia della nomination all’Oscar. Nel mezzo, anni infernali di cui ha fatto le spese anche la moglie Elena Labate: “Quando mi ubriacavo era impossibile tenermi. Lei mi picchiava e fermava la bestia dentro di me. Picchia oggi picchia domani, il colpo di fulmine lo ebbi una notte. Ora ha cambiato lavoro all’ospedale di Prato, ma all’epoca la vedevo al mattino che si preparava indossando la divisa, dietro c’era scritto misericordia. E mi sono detto: Dio è arrivato. Ho avvertito la sua presenza. Devi essere pronto ad agguantare l’aiuto. Sono passati otto anni. Dalla bestia non si guarisce, però riesco a tenerla legata. Ho bisogno quasi sempre della presenza di Elena”.
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