Imprevedibile, leggero, quasi evanescente e poi di colpo profondissimo, doloroso, magico. Sanremo è così. Gioca su tanti registri e ogni tanto ti assesta un pugno allo stomaco o ti ferma il respiro in gola e non c’è verso di non commuoversi. E la seconda serata del Festival lo conferma, perché quando sul palco entra Giovanni Allevi, assente da due anni per il mieloma che lo ha colpito è davvero impossibile non farsi coinvolgere.
I doni della sofferenza
L’aria stralunata è quella che lo ha fatto amare nei teatri di tutto il mondo, i capelli ricci ora sono bianchi e sono nascosti da un cappello calcato sulla testa. Lui trattiene a stento l’emozione ma si racconta senza reticenze, con quella sincerità pura da bambino:“All’improvviso mi è crollato tutto. Non tocco un pianoforte davanti a un pubblico da quasi due anni. Il dolore alla schiena era talmente forte che sul’applauso finale non riuscivo ad alzarmi dallo sgabello e non sapevo ancora di esere malato. Poi è arrivata la diagnosi pesantissima, ho guardato il soffitto con la sensazione di avere la febbre a 39 per un anno consecutivo”. Il pubblico lo applaude in piedi, Amadeus trattiene a stento l’emozione, Allevi continua a fatica ma determinato a raccontare la poesia della sofferenza, ii doni della malattia, gli insegnamenti della lotta. “Ho perso molto, il mio lavoro, i miei capelli le mie certezze ma non la speranza. Era come se il dolore mi porgesse anche degli inaspettati doni. Vi faccio un esempio? Non molto tempo fa prima che accadesse tutto questo in un teatro pieno ho notato una poltrona vuota, mi sono sentito mancare. Per molto tempo ho fatto concerti davanti a 15-20 persone ed ero felicissimo. Oggi dopo la malattia non so cosa darei per suonare davanti a 15 persone. Ogni individuo è unico irripetibile il suo nuovo infinito”. Prima di suonare la sua Tomorrow, ringrazia i medici che lo hanno aiutato e i pazienti che come lui condividono l’esperienza della malattia: “Guerrieri, anime splendenti”. La standing ovation sembra non avere fine.
La magia della divina Giorgia
Ma oggi le emozioni fanno capolinea fin dall’inizio della serata quando sul palco sale la divina Giorgia e intona “E poi”. L’eleganza, la raffinatezza, la padronanza della voce è straordinaria. Pochi istanti e il pubblico dell’Ariston è tutto in piedi per questa artista che dell’umiltà ha fatto una religione. Con Amadeus spegne la candelina sulla torta che festeggia i 30 anni di “E poi” ed è subito pronta a trasformarsi in una co-condutrice spigliata e spiritosa. Anche lei, come Marco Mengoni la sera prima, se la cava alla grande.
Intanto la gara parte a razzo. “Stasera ci sono cantanti che presentano cantanti presentati da una cantante” ha spiegato poco prima Fiorello riferendosi alla modalità di conduzione della serata che vede i 15 cantanti in gara presentati dagli altri 15 che stasera non si esibiscono. Ecco Fred De Palma, Renga e Nek, Alfa e poi Dargen D’Amico che fa una precisazione riferendosi alla dedica del giorno prima per i bambini di Gaza: “Ho letto qualche parere sulla mia esternazione, quando ho letto politico vicino al mio nome mi stavo sentendo male. Non volevo essere politico, ho fatto tante ca..ate nella mia vita e ho compiuto tanti peccati, anche gravi, ma non ho mai pensato di avvicinarmi alla politica. Ero semplicemente guidato dall’amore e dalle sensazioni che abbiamo in comune con gli altri e su quelle dobbiamo concentrarci”.
Big Mama: “Amatevi liberamente. Potete farlo”
Inutile provare a mettere il guinzaglio al Festival, Sanremo non è solo il regno della musica ma il palco ideale per rivendicare diritti e lanciare messaggi, Così diversi artisti colgono l’occasione. `E il caso di Big Mama che al termine della sua canzone dichiara: “Dedico il mio brano a tutta la comunità queer, amatevi liberamente: potete farlo”. E dato che c’è ne approfitta pure per fare punti al FantaSanremo battendo il cinque con Il Tre, che l’ha presentata, prendendo una scopa e twerkando. E che dire della spalla scoperta di Mahmood? Un dio greco fluido che detta tendenze. A tarda sera, poi, c’è spazio anche per un momento contro la violenza di genere e i femminicidi. A farsene portavoce è l’intero cast della serie tv di culto “Mare fuori”. “Ascolta è la prima parola, una donna che ti parla si fida di te, non trattarla mai con sufficienza o con fastidio, perché c’è differenza tra lamentarsi di te e lamentarsi con te”. “Accogli e ascolta, nessuno si merita la violenza di dover aderire alla aspettative altrui, non ancora o non più, tutti noi abbiamo il diritto a sentirsi amati nonostante”. “Accetta dopo un percorso condiviso può succedere di poter spezzare un cuore, ecco perché a volte può voler dire accettare che le persone sono felici anche senza di te”. “Impara, l’amore è un lavoro, riusciremo solo con un’applicazione quotidiana”. E ancora “Accanto. Una coppia non si fonda sull’attribuire ruoli, ma sul condividerli, anche nei momenti di silenzio in cui sembra non stia succedendo niente, ma quell’attesa è solo ciò che sta preparando il tuo meglio e quel silenzio”. “No è una parola dura ma che dobbiamo riuscire a pronunciare che e rende chiaro che per questo a volte No è la più alta dichiarazione d’amore che si possa fare”. “Insieme può sembrare fuori moda, è proprio per questo che questa parola è fuori moda, ma è quella su cui dobbiamo investire per il futuro”.
Giorgia si cambia d’abito e indossa un vestito anni 30. “Una roba per noi che non siamo tanto pischelli, tu lo sai che le musicassette sono state presentate nel 1963 a Berlino, ti ricordi tu? Perché è importante questa data, cammino perché così mi concentro, lo slogan era accattivante e diceva più piccole di un pacchetto di sigarette, e fu il primo momento in cui la musica fu resa portatile. Fu una rivoluzione mondiale, ne furono vendute 100 miliardi”. Poi racconta: “Aretha Franklin fu la mia prima musicassetta. Ce le regalavamo le cassette, poi facevamo i titoli, capivi dalla compilation se la persona in questione aveva un buon gusto musicale, se metteva molti lenti voleva pomicià, si può dire pomicià a Sanremo?”. Amadeus scherza sul fatto che con questo discorso si è sentito particolarmente boomer: “Mi sono uscite le ragnatele mentre parlavo” e Giorgia: “Tu sei boomer, perché sei del 62, ma posso dire? Avercene!”.
L’omaggio al liscio con “Romagna mia”
A Sanremo non mancano mai gli omaggi. E’ il momento di Romagna mia. Amadeus introduce l’arrivo dell’orchestra di Mirko Casadei: “Una cosa che non c’è mai stata a Sanremo, in queste serate stiamo celebrando dei compleanni importanti, tra questi ce n’è uno che sento molto, perché sto parlando di una terra che mi appartiene, io sono nato a Ravenna, in Romagna una canzone che è un inno di questa terra, che è diventato l’inno dopo l’alluvione. Era il 1954 quando secondo Casadei ha inciso e noi vogliamo festeggiare i 70 anni di questa canzone, trasformando il teatro Ariston nella più grande balera d’Italia. Una è l’orchestra di Mirko Casadei, e una rappresenta la contemporaneità e si chiama Santa Balera, un orchestra che ha anche 15 ballerini”.
John Travolta e la lezione di danza
“Sto per presentarvi un artista mondiale, con i suoi film ci siamo commossi, abbiamo ballato, perché tutti abbiamo provato ad imitare i suoi passi. Signori e signore diamo il nostro più grande benvenuto a John Travolta”. E Giorgia continua: “Abbiamo scelto questa celeberrima musica composta da Nino Rota, per La strada di Fellini, perché sappiamo che gli sei affezionato”. John condessa: “Quando avevo quattro anni ho visto La Strada di Fellini, e mi è piaciuto tantissimo. Mi sono innamorato di Giulietta Masina, mio padre mi spiegò che era morta perché le avevano spezzato il cuore, non sapevo che si potesse morire perché si spezza il cuore a qualcuno. E da quel momento ho deciso che non avrei spezzato il cuore a nessuno”.
Travolta scherza pure sul tormentone del prossimo conduttore del Festival e dice ad Amadeus: “Stai benissimo, dopo cinque Sanremo”. ” Come?Lo sai anche tu che questo è il quinto Sanremo?” “Beh sì, in America non si parla d’altro, so che ci sono le primarie per scoprire chi ci sarà a condurre il prossimo anno”. Arriva però il momento più atteso: “Ma io sono pieno di gioia. Comunque, mio figlio lo sa ho visto tutti i tuoi film, e John io ho questo sogno, vorrei ballare con te, è inutile pensare cose diverse. Voglio ballare con te”. E quindi ecco che Amadeus si diletta in una serie di balli, ovviamente Grease e la Febbre del Sabato Sera fino a Pulp Fiction. Poi Travolta viene portato all’Aristonello, da Fiorello: “Andiamo dal John Travolta italiano, che tu conosci molto bene”. Il mattatore siciliano mette il divo alla prova, con un ballo che l’attore non ha mai provato prima: “Come lo chiamiamo Qua Qua Dance”, che poi finisce in una tarantella. Leggete qui
Seconda standing ovation per Giorgia
Tornano i brividi e le emozioni con Giorgia. A mezzanotte è il momento di Oro Nero, Gocce di memoria, Quando una stella muore, Di sole e d’azzurro, Come saprei. Ariston di nuovo in piedi. I cantanti continuano a sfilare. L’ultiima a esibirsi è Clara. Mentre l’ultimo ospite della serata è stato Leo Gassmann che ha cantato Tutto il resto è noia di Franco Califano. Il cantante è anche il protagonista della fiction Rai che racconta proprio la storia del cantautore in onda domenica 11, in prima serata su Rai 1.
La top five della seconda serata
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