L’allarme di questi giorni per lo smog a Milano, e più in generale in tutta la Pianura Padana, chiama in causa il ruolo degli allevamenti. Secondo i dati dell’Ispra – l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale – le stalle sarebbero responsabili del 16,6% dell’inquinamento da particolato fine. Ma quanti animali d’allevamento ci sono oggi, in Lombardia?
Secondo la Coldiretti, che si basa sui dati dell’Anagrafe zootecnica, nella regione si contano un milione e mezzo di mucche, più di 4 milioni di maiali, 200mila fra capre e pecore e circa 27 milioni tra polli, galline, tacchini, faraone e oche. I cavalli, gli asini e i muli superano complessivamente i 50mila esemplari, mentre i conigli sono più di 1,3 milioni.
Per quanto riguarda i bovini, per esempio, la Lombardia ospita circa il 25% di tutti i capi allevati in Italia. Un terzo delle mucche lombarde si concentra nella provincia di Brescia, la prima per numero di allevamenti e la più importante per la produzione di carne: secondo i dati della Regione, il 47% dei vitellini allevati si trovano nel bresciano. Parlando invece di suini, la Lombardia pesa per il 50% di tutto l’allevamento nazionale.
Ora, secondo i dati di Greenpeace, se gli allevamenti intensivi in generale in Italia sono responsabili di quasi il 17 per cento delle emissioni di PM2,5, in Lombardia possono arrivare a picchi del 50% proprio per il gran numero di stalle presenti nella regione. Gli animali lombardi sarebbero infatti responsabili dell’88% delle emissioni regionali di ammoniaca: un composto dell’azoto che, una volta liberata in atmosfera, si combina con altre componenti generando appunto le cosiddette polveri fini. Inoltre le serie storiche dell’inquinamento da particolato PM2,5 – più ancora sottile del PM10 – secondo Greenpeace evidenzierebbero che la percentuale dovuta alla zootecnia non è mai diminuita negli ultimi 30 anni, anzi ha continuato a crescere, passando dal 7% degli anni Novanta al 17% circa del 2018.
Gli allevatori però non ci stanno a essere messi sul banco degli imputati dell’inquinamento e forniscono dati diversi. L’associazione Carni Sostenbili, che rappresenta tutte le filiere della lavorazione delle carni, in occasione della battaglia a Bruxelles sulla revisione della Direttiva emissioni ha dichiarato che il bilancio fra emissioni dei gas e il sequestro di carbonio dei sistemi rurali fa risultare la responsabilità del settore agricolo sull’inquinamento europeo intorno solo al 4,6% del totale. Secondo il professor Giuseppe Pulina, professore di Etica e sostenibilità degli allevamenti all’Università di Sassari e presidente di Carni Sostenibili, «anche quando si parla di zootecnia non si deve parlare di sole emissioni climalteranti, ma di bilancio fra queste e sequestro di carbonio da parte degli agroecosistemi».
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