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“Gloria!”: l’esordio alla regia di Margherita Vicario

today22 Febbraio 2024 6

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Margherita Vicario ha fatto il suo esordio alla regia con Gloria! in concorso a Berlino 74. Il film, definito dalla regista come un “film musicale”, è il risultato della fusione delle sue due anime, dato che la Vicario è attrice diplomata all’accademia e cantautrice. La pellicola esplora il desiderio delle donne di essere ascoltate attraverso una storia ambientata all’inizio dell’Ottocento, quando alle donne veniva insegnata la musica ma non era loro permesso eseguirla in pubblico.

La trama si sviluppa negli “ospedali” veneziani, come quello di Sant’Ignazio, un misto tra orfanotrofio, conservatorio e convento, in cui le ragazze senza famiglia imparavano a suonare. La protagonista è Teresa, interpretata da Galatéa Bellugi, una “muta” povera autodidatta costretta a fare la sguattera. Insieme a quattro amiche (tra le interpreti c’è anche Veronica Lucchesi, voce del gruppo La rappresentante di lista), superano gelosie e differenze di classe per far brillare le loro qualità musicali. La storia sfida il prete musicista Perlina, interpretato da Paolo Rossi, e le ragazze suonano persino per Papa Pio VII in visita all’istituto.

La regista ha dichiarato che l’obiettivo era quello di “calare una storia di fantasia in un contesto storico preciso per raccontare la reale condizione di queste musiciste nella loro epoca, quei fiori lasciati seccare (dalle regole sociali e dagli editti napoleonici che chiusero quegli istituti) e che sono rimasti nascosti tra le pagine della Storia”. 

Per farlo la Vicario si prende alcune libertà, come nella scelta della musica quasi jazz che Teresa improvvisa al piano (difficile pensare che Johann Stein avesse costruito un pianoforte a coda come quello che si vede nel film), contribuendo a far volare la fantasia degli spettatori senza essere vincolata alla precisione storica. Nonostante l’ambientazione ottocentesca, le cinque ragazze incarnano la stessa libertà cercata dalla generazione della regista oggi. Un film dunque che spesso dimentica volutamente e sfida alcune regole cinematografiche tradizionali considerate ferree, ma che sicuramente è tutto da vivere.






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Scritto da: redazione

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