Oggi è il cuoco J so’ wild, quello libero, selvaggio e aitante che mostra la sua vita in mezzo alla natura e ai boschi, attaccatissimo al suo Abruzzo e premiato per le sue ricette. Davide Nanni è diventato un food influencer da quasi 350mila follower solo su Instagram, conquistando tutti per la sua cucina Libera, sincera e selvaggia come recita la seconda parte del titolo di A sentimento, il libro con le sue ricette uscito per Mondadori. Gestisce l’agriturismo Locanda Nido D’Aquila, è tornato nella terra di famiglia e nel mentre si è reso celebre per come cucina durante E’ sempre mezzogiorno, la trasmissione Rai di Antonella Clerici, e come giudice di MasterChef. Momento magico per chef Nanni che però ha parlato della esperienza più dura e umiliante della sua formazione, tirando in ballo il top chef Giorgio Locatelli. E i suoi tre “marescialli” del ristorante stellato che ha a Londra.
Stress, violenza e botte
Intervistato dal Corriere della Sera, Davide Nanni ha svelato i retroscena del suo arrivo nel prestigioso ristorante dell’attuale giudice di MasterChef nella capitale britannica. Subito dopo il diploma all’alberghiero, Nanni e la sua ragazza ottennero di lavorare da Locatelli. E lo precisiamo subito, non è in particolare a chef Giorgio che la testimonianza horror di Nanni è diretta, perché questi “passava ogni tanto a controllare” lasciando la gran parte della gestione a “quei tre”. Riferendosi ai capi della cucina di Giorgio Locatelli. E’ da loro che comincia l’inferno del giovane aspirante chef Davide Nanni, come ha raccontato lui stesso: “Gli ultimi arrivati venivano messi ai lavori più faticosi e umili e non potevano lamentarsi”. I compiti si facevano sempre più gravosi, da svolgere a tutta velocità fra risate, scherni, prese in giro e maltrattamenti.
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Il terribile cuoco in seconda, e quando Locatelli venne a saperlo
In particolare dei tre “capitani chef” del ristorante stellato di Giorgio Locatelli, nelle parole di Davide Nanni era il sous chef, cioè il secondo dopo il titolare in catena di comando in cucina: “Dopo avermi affidato lavori impossibili, mi scherniva davanti a tutti. Poi si girava verso gli altri, aspettando una risata generale, e faceva l’occhiolino alla mia ragazza. Provai a velocizzarmi il più possibile, ma anche se finivo il lavoro prima del tempo, lui mi insultava. Arrivai a star lì per più di 16 ore al giorno. Iniziavo alle 5. A volte trovavo ancora i lavapiatti che stavano finendo il turno di notte. Durante i pochi minuti di pausa che avevo andavo in bagno, buttavo a terra uno strofinaccio, mettevo il timer e dormivo per quattro minuti”. I modi violenti e vessatori comprendevano punizioni corporali, come il mazzo di rucola usato a mo’ di frusta e sbattuto contro il labbro fino a spaccarlo, o il brodo fatto cadere nella cella frigorifera per poi dare la colpa a lui e obbligarlo a pulire tutto senza spegnere la refrigerazione. La prostrazione psicologica era diventata fisica: “Avevo perso 20 chili”.
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Ma chef Nanni ha anche raccontato che quando, tempo dopo, raccontò a Giorgio Locatelli l’accaduto, questi rimase sorpreso e indignato dicendo che quelle cose “non dovevano accadere”. Resistere a un tale trattamento ha forgiato Nanni, e oggi vederlo al top dell’energia cucinare piatti come la Carbonara d’Abruzzo, l’hamburger di pecora e pancetta con aglio di Sulmona e frutti rossi o la classicissima Cacio e ova è un piacere.
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