Per noi, il trionfo di Oppenheimer agli Oscar 2024 non è mai stato in dubbio; il suo sinolo perfetto tra regia degna di lode, scrittura di spessore ed interpretazioni da manuale ha avuto la meglio su una serie di onorevoli avversari: da anni non si vedevano così tanti grandiosi film in concorso per le prestigiose statuette.
Una delle sfide a distanza più interessanti si combatteva sul campo della categoria Miglior attore protagonista: i favoriti per i pronostici della vigilia erano, oltre al buon Paul Giamatti ammirato in The Holdovers, Cillian Murphy e Bradley Cooper.
Due geni tormentati a confronto: da un lato Robert J. Oppenheimer, fisico costantemente ripiegato su se stesso ed i suoi mortiferi presagi, dall’altro Leonard Bernstein, direttore d’orchestra vitale, eccentrico e in costante crisi di natura sessuale-relazionale. Murphy e Cooper provenivano da un passato recitativo diverso, ma legato da un fattore comune: l’assenza di un premio Oscar nel proprio palmares.
Cillian Murphy ha affrontato la sfida di prepararsi per il suo ruolo in soli sei mesi dall’ormai famigerata chiamata del suo sodale, il regista Christopher Nolan. Nonostante il lasso di tempo limitato, Cillian ha accettato di buon grado la richiesta, immergendosi nel labirinto mentale di Oppenheimer e ritagliandosi, finalmente, lo spazio da protagonista assoluto in una pellicola del fidato Nolan. La sua preparazione includeva lo studio del Bhagavad Gita, poema indiano di natura filosofico-religiosa dal quale è tratta la ben nota citazione “Adesso sono diventato Morte, il distruttore di mondi”, l’imitazione delle abitudini da fumatore di Oppie e il seguire una dieta molto povera per una drastica perdita di peso.
Di ben diversa genesi, invece, il coinvolgimento di Bradley Cooper in Maestro: il progetto, inizialmente affidato alla regia di Steven Spielberg, è stato avviato nel 2018. Dopo la rinuncia dell’acclamato regista, Cooper decise di prendere le redini del progetto scrivendo, dirigendo ed interpretando la pellicola, seguendo il clamoroso successo di A Star Is Born, suo esordio dietro la cinepresa. L’idea di Maestro è stata presentata alla produttrice Kristie Macosko Krieger, la quale ha affermato: “Ha pensato al film per sei anni, senza sosta. Probabilmente ho ricevuto 3.000 messaggi da lui nel corso della realizzazione del progetto”. Com’è risaputo dai più informati cinefili, infatti, Bradley Cooper ha trascorso più di un lustro al fine di imparare a dirigere l’orchestra per la specifica scena dell’esibizione di Bernstein alla direzione della London Symphony Orchestra nel 1976: sei anni condensati in sei minuti.
A posteriori, la storia è ormai nota a tutti: la star irlandese ha coronato il sogno della statuetta più ambita alla prima nomination della sua vita, a differenza dell’idolo statunitense, il quale ha collezionato la dodicesima sconfitta della sua storia hollywoodiana. Di certo, però, la voglia di vincere non si è placata ed il prossimo film di Cooper dopo Maestro potrebbe rappresentare la volta buona. Provaci ancora, Bradley.
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