Il caso del marchio tedesco contro Essere animali, e quello che ha opposto Fileni a Report, hanno portato all’indagine del Salvagente. Qui l’esito
di FoodCulture
White Striping. Il risultato dell’allevamento intensivo del pollo. Quello che produce una crescita accelerata ma porta al formarsi di strisce bianche su quella che è la carne più richiesta e consumata del mondo. Giorni fa abbiamo dato conto di una doppia controversia che riguarda il pollo venduto nella grande distribuzione alimentare. Il caso Lidl, con gli attivisti di Essere animali che mettono sotto accusa il noto marchio, e quello che riguarda il colosso della produzione Fileni che ha costretto Report a una rettifica importante. Ora entrano in azione i test sulle carni “sospette”. Ed ecco cosa ne è risultato, dati alla mano.
L’analisi
Il dato da cui partire è questo: secondo le tabelle del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (Crea) un petto di pollo venduto crudo nel nostro Paese dovrebbe contenere 0,8 grammi di lipidi per 100 grammi di carne. Ed è su questo dato che Il Salvagente ha considerato prima di effettuare i suoi test su 18 tipi e marchi diversi di petti di pollo. La rivista e sito leader nelle analisi di laboratorio a tutela dei consumatori ha avuto alcune conferme del rispetto dei giusti limiti di presenza di grassi nel pollo, e diversi casi in cui siamo oltre. Ad uscirne fuori tra i virtuosi è Fileni bio, che si ferma a 0,8 grammi di grassi per etto, meglio ancora fa Todis con 0,7. Altri marchi fanno peggio: Aia sottilissime e filetto di pollo Esselunga sforano a 2,5 grammi di grassi per etto, Conad petto di pollo a fette sta a 2,2 grammi per 100 g, e Md Bontà d’Italia petto di pollo a fette è a 2,1 grammi ). I test hanno riguardato questi marchi: Aia, Amadori, Carrefour, Carrefour Biocoop, Coop Viververde, Conad, Conad verso Natura, Elite, Esselunga, Esselunga smart, Eurospin, Fileni, In’s, Lidl, Md. Tutti i test in dettaglio si possono consultare qui. Ma il dato significativo è che nella media dei risultati, i campioni analizzati hanno un valore di grassi nella carne doppio di quanto disposto dal Crea. Il pollo non è più una carne magra.
Quel che mangiamo incide sulle infiammazioni del nostro corpo
Si torna al white striping, quindi, cioè la striatura bianca che ha provocato la controversia e il duro botta e risposta fra Essere animali e Lidl, con quest’ultima che difende la bontà e sicurezza delle sue produzioni di carne di pollo. La crescita degli accelerata allo standard di 40 giorni per essere pronti per la macellazione, tende a rendere meno mobili e più sproporzionati i polli, con petti molto grandi in cui possono formarsi miomi e fibrosi benigne ma che rendono la carne di minore qualità. E più grassa. Interpellata sul tema, Debora Rasio, oncologa, nutrizionista e ricercatrice all’Università La Sapienza di Roma ha messo in evidenza che una carne la cui crescita è così accelerata presenta un eccesso di Omega-6 pro infiammatori. Con un impatto più problematico sull’organismo. Ma pare il prezzo da pagare per avere tanto pollo e tutto l’anno, e a prezzi competitivi.
Le accuse contro il pollo di Lidl e Fileni: botta e risposta. Leggi qui
di FoodCulture
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