di Ansa
(ANSA) – ROMA, 19 APR – La necessità di tornare a scrivere
“si è trasformata in un disco felice come una festa pugliese di
piazza dove ti può capitare di uscire di casa e vivere il primo
amore”, che ti regala “sensazioni e sentimenti irripetibili di
amore puro”. Così Renzo Rubino descrive il suo nuovo album, Il
silenzio fa boom, al debutto il 19 aprile per Ddp Dischi Del
Porto/Ada Music Italy. Un progetto discografico (disponibile su
tutte le piattaforme digitali e nel formato vinile in due
versioni a tiratura limitata) che arriva a sette anni
dall’ultimo, Il gelato dopo il mare (2017).
“Sette anni lunghi”, spiega il cantautore, nei quali “a causa
del Covid, mi ero reso conto che un lavoro al quale stavo
lavorando non era più giusto per il periodo storico che stavo
vivendo”.
Poi è arrivato Porto Rubino, “il festival musicale che
organizzo in Puglia. E’ diventato subito un successo, di cui mi
sono nutrito, dimenticandomi un pochino di essere musicista”.
Poi però !sono tornato a scrivere canzoni, perché la vita ti
segna per delle cose che accadono, belle e brutte e io scrivo
principalmente per me stesso, come cura. Utilizzo la scrittura
per stare meglio, per esorcizzare i miei momenti bui”.
L’album, prodotto da Taketo Gohara, con la copertina firmata
dal pittore naif Vincenzo Milazzo e una prefazione dello
scrittore Mario Desiati è composto da 10 canzoni, nelle quali
con Rubino c’è la Sbanda, “un mix di bandisti di diverse band
locali”, una sorta “di all-stars dei bandisti pugliesi”. Sono
“delle persone fantastiche – sottolinea – Mi ha colpito la loro
autenticità, il loro voler stare insieme il rispetto e l’impegno
che sentono”. Per gli “arrangiamenti incredibili” il jazzista
Mauro Ottolini “è andato a pescare i sound dalle bande in giro
per il mondo, quindi ci sono i mariachi, c’è Chicago, c’è il
blues… ci sono tantissime chiavi di lettura”. Ascoltando le
canzoni, si va dall’intensa e struggente Patchouli (Resta) che
esce, sempre il 19 aprile come singolo, accompagnato da un video
nato da un’idea di Donato Carrisi all’energia per la lunga
storia d’amore di Mal De Chep, ispirata a Rubino dal legame fra
i suoi nonni. Fra le altre, c’è l’amore fugace di Nelle Botti;
l’omaggio ai piccoli gesti “che sorreggono l’amore” nella
carezza di La Patrona Delle Cose Piccole e l’inno sul valore di
essere unici di Bisogna Festeggiare (“che bello quel pennacchio,
il velo lungo, l’uomo col tacco, piacersi lontano dallo
specchio, senza essere perfetto…”). (ANSA).
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di Ansa
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