Predestinata al ruolo di portiere in virtù della sua altezza, seguendo le orme del nonno estremo difensore, Giulia Sattolo, classe 2006, si è ritagliata un posto da titolare nelle file del Tavagnacco, prendendosi le responsabilità del compito affidatole, impegnandosi al massimo, nonostante il triste epilogo della retrocessione. Nella gara del torneo cadetto con l’Arezzo ha subito la frattura del secondo metacarpo della mano sinistra, a seguito di un intervento scomposto dell’avversaria non sanzionato dalla terna arbitrale, terminando in anticipo la stagione.
Ciao Giulia, per iniziare una breve descrizione della tua carriera
“Ho iniziato ad avvicinarmi al gioco del calcio all’età di 7 anni, iniziando il mio percorso nel Tavagnacco dove sono ritornata dopo una breve parentesi all’Udinese durante il periodo del Covid; ho difeso la porta della Primavera, affacciandomi in prima squadra come terzo portiere, per poi scalare le gerarchie, anche a seguito di trasferimenti ed infortuni delle mie compagne di reparto, rivestendo il ruolo da titolare nell’ultima parte della scorsa stagione per poi ricoprire la posizione di numero uno sin dall’inizio di quest’annata”.
Come mai hai scelto di ricoprire il ruolo tra i pali?
“I motivi sono molteplici, innanzitutto mio nonno che ha influenzato la mia scelta, giocava come portiere, in secondo luogo mi divertivo a respingere i tiri in porta di un mio amico che giocava nell’Udinese ed in terzo luogo, essendo la più alta al Tavagnacco, ero stata destinata, come da tradizione, a ricoprire questo ruolo”.
Il tuo infortunio
“Nella gara di campionato con l’Arezzo, a seguito di un intervento falloso di una calciatrice avversaria, ho subito la frattura scomposta della mano, subendo oltre al danno anche la beffa di incassare il goal. Mi ha ulteriormente amareggiato non ricevere nell’immediato le attenzioni dell’arbitro, che ha sorvolato sull’episodio senza emettere sanzioni, salvo poi ricevere le scuse tardive a seguito del referto post gara”.
Un giudizio sulla stagione
“Retrocediamo in serie C con una squadra molto giovane e di prospettiva, consapevoli di aver lottato fino alla fine, evidentemente dovendo dare la precedenza a squadre che sul campo hanno dimostrato di meritare la permanenza nella categoria”.
La tua personale annata
“Ho dato tutta me stessa in ogni partita, prendendomi tutte le responsabilità”.
La tua vita lontano dai campi di gioco
“Sono una studentessa al quarto anno di scuola superiore; l’obiettivo prossimo è terminare gli studi ed in seguito a fare il possibile per rendere la mia passione un lavoro, facendo il più possibile esperienza in giro per l’Italia”.
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