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Ambiente

Fermo pesca più flessibile: sceglieranno i pescatori quando farlo

today20 Giugno 2024 23

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Quest’anno saranno i pescatori a decidere quando pescare e quando no, pur nel rispetto del fermo biologico. Nel decreto sul fermo pesca obbligatorio per il 2024 firmato dal ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, c’è un cambiamento di paradigma rispetto al passato, che consentirà maggiore flessibilità e più libertà ai pescatori. «Vogliamo dare la possibilità alle imprese di pesca italiane – ha spiegato il ministro Lollobrigida – di poter scegliere quando pescare e quando no, ribaltando quindi l’impianto assunto negli ultimi anni. L’obiettivo del governo Meloni è chiaro: uscire dalla dicotomia pesca contro ambiente e costruire un futuro sostenibile per il comparto ittico».

La nuova impostazione del fermo pesca obbligatorio 2024, che soddisfa le associazioni del settore, è in linea con quanto il governo italiano ha sostenuto negli ultimi mesi a Bruxelles, per esempio schierandosi contro le ulteriori riduzioni alla pesca volute dalla Ue. «Ora auspichiamo – ha aggiunto il ministro – che la nuova Commissione europea possa rivedere le politiche portate avanti in questi anni, che non hanno fatto altro che danneggiare un asset fondamentale del nostro Paese. L’Italia non si è mai tirata indietro. In linea con quanto fatto fino ad ora continueremo a lavorare in Europa per difendere i nostri pescatori, le nostre marinerie e il nostro modello economico».

In Italia il giro d’affari complessivo delle marinerie si aggira intorno a 700 milioni di euro, ma la nostra pesca non copre ormai che il 20% dei consumi nazionali di pesce. Nell’ultimo decennio il comparto ha visto fuoriuscire il 16% dei pescatori imbarcati: oggi, ricorda Fedagripesca, sono solo 22mila, di cui 19mila a tempo pieno, a fronte dei 30mila di dieci anni fa. Anche la flotta da pesca nazionale si è ridotta nell’ultimo decennio, scendendo a circa 11.800 imbarcazioni, pari al 16% circa della flotta Ue, con una contrazione complessiva superiore al 20% nell’ultimo decennio. Andando avanti di questo passo, nel 2030 oltre 9 prodotti ittici su 10 sulle tavole italiane potrebbe essere di importazione per mancanza di imprese e di lavoratori della pesca.

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Scritto da: redazione

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