OpenAI è sicuramente la compagnia che negli anni ha fatto più progressi nello sviluppo di intelligenze artificiali generative, ossia di complessi algoritmi che, partendo dai immensi dataset formati da enormi quantità di dati presi dalla rete, spesso nell’inconsapevolezza di chi li ha prodotti, riescono a produrre testi, immagini, video, voci e quant’altro.
Quello che l’intellettuale Noam Chomsky ha definito “il più grande furto di proprietà mai avvenuto dopo le terre dei nativi americani da parte dei coloni europei” perché “copia lavori esistenti da artisti esistenti e cambia a sufficienza per sfuggire alle leggi del copyright” per molti è il futuro dei lavori creativi, lavori creativi che per la CTO di Open AI, Mira Murati, non avrebbero mai dovuto esistere, in primo luogo.
La faccia come OpenAI
Strano, perché proprio OpenAI ha usato la voce dell’attrice Scarlett Johansson senza permesso, dopo il suo rifiuto di collaborare con la compagnia, e recentemente è stata accusata di aver usato milioni di video pubblicati su YouTube per i suoi dataset, sempre senza permesso.
Più in generale, sono ormai moltissime le denunce che riguardano casi di plagio operati dalle intelligenze artificiali, tra i vari DALL-E e Stable Diffusion che hanno usato opere d’arte senza autorizzazione e spettacoli fasulli di artisti morti apparsi in rete per glorificare le nuove tecnologie e far sentire creativi chi ha scritto i prompt.
Più precisamente, la Murati ha dichiarato: “Alcuni lavori creativi forse spariranno, ma forse non avrebbero dovuto esistere in primo luogo”, il che è abbastanza sconcertante, anche se un ottimo esempio del cinismo che muove certe realtà e i miliardi di dollari che le seguono.
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