(ANSA) – GENOVA, 28 GIU – “Io mi dico è stato meglio
lasciarci/ che non esserci mai incontrati”. Sono state queste le
ultime parole di Fabrizio De André (tratte da “Giugno 73”) a
risuonare sul piazzale davanti alla Basilica di Nostra Signora
dell’Assunta, il giorno del suo funerale nel gennaio di 25 anni
fa. Basilica gremita come non mai, piazzale affollatissimo,
gente di tutte le età che di lui avevano “incontrato” la voce,
le parole, le melodie e non lo avevano più abbandonato. Né lo
avrebbero fatto in seguito. In questi 25 anni il mito di Faber è
cresciuto ulteriormente, nuove generazioni si sono aggiunte alle
vecchie nel culto di un artista che continua a dire qualcosa di
autentico.
Mercoledì 3 luglio Faber sarà celebrato al Nervi Music Ballet
Festival in uno spettacolo dal titolo “Il nostro amico fragile”
ideato da Antonella Riboldi Brunamonti con la direzione
artistica di Massimo Arduino e la conduzione della nipote Alice
De André.
Fra gli ospiti previsti Cristiano De André, la
danzatrice Eleonora Abbagnato, il Mito New Trolls, Dolcenera,
Morgan, Anais Drago, Andrea Filippi, i Trilli, Enzo Paci,
l’ensemble vocale del Liceo Pertini, Narima Academy, i Cluster,
Tommaso Coletto.
Artista colto, squisitamente genovese nella sua riservatezza,
conscio delle sue qualità ma anche dei suoi limiti, De André ha
affrontato tematiche e impostato architetture compositive che ne
hanno fatto un apripista. Non è stato un poeta (lui stesso
rifiutava l’etichetta autodefinendosi cantautore), tuttavia ha
scritto testi letterariamente pregevoli, intrisi di messaggi di
carattere universale che ne fanno un prezioso veicolo di idee e
di riflessione. Originale la sua capacità di lavorare in team,
individuando, con l’abilità di un vero talent scout, giovani
collaboratori, oggi artisti di primissimo piano: uno su tutti,
Nicola Piovani.
Ultimo trovatore della storia, è partito da ballate di sapore
medioevale (le grottesche disavventure di Re Carlo, la dolcezza
di Marinella, la bontà dello sfortunato Piero), per poi
affrontare temi universali in concept album di forte impatto
emotivo: ha celebrato il Cristo uomo nella splendida “Buona
novella”, ha esplorato la letteratura americana con “Non al
denaro non all’amore né al cielo”, ha rivissuto la tragedia del
proprio rapimento in L’Indiano. Sul piano musicale, Fabrizio ha
attinto con intelligenza al passato (dalla musica popolare a
quella colta con citazioni evidenti da Telemann, Vivaldi,
Cajkovskij ecc.), ha usato un’armonia non complessa, si è
appoggiato per gli arrangiamenti su musicisti di valore (basta
citare Reverberi), ha avuto intuizioni geniali: pensiamo a
‘Creuza de ma’ uno strepitoso viaggio nel Mediterraneo fra
colori, timbri, culture, linguaggi differenti e affini. (ANSA).
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