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Spettacoli

A Spoleto Baùbo, l’arte di Jeanne Candel

today3 Luglio 2024 14

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(di Elisabetta Stefanelli)
(ANSA) – SPOLETO, 03 LUG – Baùbo, ovvero sull’arte di non
essere morto, è come dire una sperimentazione a togliere più che
a mettere, nel concetto stesso di drammaturgia. Jeanne Candel
torna a Spoleto con la sua nuova creazione su Baúbo – e non si
risparmia nemmeno la presenza in scena azzardando un italiano
fantastico -, che del misterioso mito greco ha ben poco, se non
qualche lontana eco concettuale e qualche rimando soprattutto
alla vicenda, centrale nello spettacolo perchè fa da
spartiacque, del disvelamento a sorpresa, l’epifania che segna
il passaggio tra il dramma e la farsa.
E del resto tutta l’opera di questa artista e regista, che ha
fondato la compagnia de la vie brève, cammina sul filo di questa
ambiguità tra dramma e divertimento, sempre eccessivo, sempre
sfrenato, senza aver paura di sfiorare il nonsense mettendo in
fila una vera e propria rappresentazione d’arte.
Dopo il successo di Demi-Véronique e Le Crocodile trompeur /
Didon et Énée, Candel torna al Festival dei Due Mondi e
l’accoglienza del san Simone, uno dei luoghi più suggestivi
della rassegna, è decisamente calorosa.

Baùbo è l’anziana
sacerdotessa che riuscì a far tornare il sorriso sulle labbra di
Demetra, dea delle stagioni che disperata stava condannando la
terra a un inverno senza fine per il dolore di aver perso la
figlia Persefone rapita, da Ade. Il gesto di Baùbo è semplice e
rivoluzionario: si solleva le vesti e mostra il suo sesso a
Demetra, che scoppia in un riso liberatorio.
Ma questo gesto, che nello spettacolo fa proprio da passaggio,
contiene in se tutti gli elementi del teatro di Candel. C’è il
rapporto con la sessualità, anche questo ambiguo nel suo essere
gioia e tragedia, la musica, il travestimento, il buffo come
trasgressione. Ma della trasgressione della follia che è sempre
coraggio della verità. La prima parte di Baùbo infatti è
decisamente drammatica, e introdotta da un meraviglioso prologo,
in cui la bravissima protagonista parla in una lingua
immaginaria che solo chi la ama è in grado di capire, ma ben
presto diventerà incomprensibile a tutti, perchè l’amore dura lo
spazio di una notte in una camera d’albergo. Il resto è
tentativo di morire o di uccidere, per altro senza riuscirci –
con un arpione che rotea in scena in modo inquietante provocando
la reazione del pubblico – , perchè la vita e la morte sono
farsa che ti porta un’orchestrina di vedove con i baffi in scena
a celebrare il tuo funerale in un ensemble eterogeneo composto
da violino, sassofono, chitarra classica ed elettrica,
contrabbasso e percussioni, con la voce del mezzosoprano Pauline
Leroy e la direzione musicale di Pierre-Antoine Badaroux.
Candel racconta: ”Tutti abbiamo sperimentato la fine di un
amore, e tutti reagiamo in modo diverso. Tuttavia c’è sempre un
momento in cui la vita prende il sopravvento, in cui il nostro
stato cambia”.
La storia di Baùbo si intreccia con le musiche di Dietrich
Buxtehude e Heinrich Schütz. Di e con in scena Pierre-Antoine
Badaroux, Félicie Bazelaire, Stéphanie Padel, Jeanne Candel,
Richard Comte, Pauline Huruguen, Pauline Leroy, Hortense
Monsaingeon, Thibault Perriard. (ANSA).
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Scritto da: redazione

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