Speculazione? Anche, perché c’è sempre chi se ne approfitta. Ma esistono motivi oggettivi, di sistema, se le cose vanno così. E peggioreranno
di FoodCulture
Oltre sei chili a testa. E’ la quantità media di gelato che ogni italiano consuma durante l’anno, secondo il rapporto di Coldiretti. E dato il caldo estremo esploso da settimane, è corsa a rinfrescarsi e godersi qualcosa di buono con un nuovo boom stagionale dell’alimento più richiesto del momento. Ai più attenti non è però sfuggito un dettaglio mica da poco: i gelati stanno diventando sempre più piccoli e costano sempre di più. Così un piacere tende a “guastarsi”. Ed ecco le ragioni.
Materie prime alle stelle
L’intenso sfruttamento di terreni e coltivazioni e il susseguirsi di eventi climatici estremi si sta ripercuotendo sulle materie prime, cioè gli ingredienti con cui vengono fatti i gelati. I dati ICCO (relativi alla borsa mondiale del cacao) mostrano che la produzione di questo bene alimentare è diminuita, specie nei Paesi che sono fra i primi fornitori mondiali, come la Costa d’Avorio. Meno offerta, più domanda, maggiori costi di produzione ed ecco la continua salita del prezzo finale.
Una tendenza che non si ferma
La raccolta del pistacchio e delle nocciole, per cui il prodotto italiano è molto richiesto, a livello europeo è coperta in larga parte dalla Turchia, e quando questa fornitura si riduce, come sta accadendo da mesi, allora ci si rivolge al prodotto nostrano il cui prezzo di impenna. Ciliegina sulla torta gelato, pure quella più piccola di un tempo e più costosa, è anche l’aumento del costo del latte. Per questo mangiamo gelati più piccoli sia in cono che in coppa o barattolo, fino alle torte più elaborate. E li paghiamo di più. Ed è una beffa, se consideriamo che parallelamente a questa crisi della produzione c’è i boom della gelateria gourmet, con creazioni sempre più esclusive e “firmate”. Che fanno salire ancora di più il prezzo finale, quello che paghiamo noi.
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