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Music

Taylor Swift Economy: la popstar regina di Milano spiegata con i soldi che muove

today13 Luglio 2024 22

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Taylor Swift, ultimo grande fenomeno del pop globale, si esibisce sabato 13 e domenica 14 luglio allo Stadio San Siro di Milano, in una doppia data organizzata da D’Alessandro & Galli. Che vi piaccia o meno la sua musica, tocca farci i conti perché la ragazza della Pennsylvania che ha fatto di Nashville la propria patria elettiva, oltre a essere musica, è un’economia di scala. Con lei, per esempio, abbiamo tutti imparato cos’è il concetto di «funflation»: quell’inflazione legata al divertimento che fa schizzare i prezzi di qualsiasi bene o servizio, dove la popstar si esibisce. Mica per caso, quando l’anno scorso il suo Eras Tour ha toccato l’Argentina, si è generato un curioso flusso migratorio dagli Stati Uniti a Buenos Aires. Perché gli americani trovavano più conveniente, portafoglio alla mano, andarsela a vedere in Sudamerica. In Gran Bretagna, invece, la Bank of England potrebbe rinviare il taglio dei tassi inizialmente previsto tra agosto e settebre. Motivo: le dieci date in Uk di giugno scorso hanno dato una bella spinta all’inflazione. A uso e consumo di chi mastica più economia che musica, proviamo a spiegarla numeri alla mano.

1,3 miliardi

In dollari, il patrimonio personale accumulato da Taylor Swift in 20 anni di carriera. Un traguardo tagliato molto di recente – a maggio di quest’anno – secondo le proiezioni degli analisti Usa, dal momento che soltanto fino all’anno scorso le sue facoltà si aggiravano sui 600 milioni di dollari. Motivo dell’exploit? Il successo planetario dell’Eras Tour che adesso fa tappa su Milano. Si sa in fatti che, nell’epoca dello streaming e della musica liquida, è l’attività live che fa la differenza nelle entrate degli artisti.

2,2 miliardi

In dollari, i ricavi complessivi stimati dell’Eras Tour partito dagli Usa a marzo dell’anno scorso e in procinto di chiudersi in Canada a dicembre di quest’anno. Performance che lo renderà il tour dall’incasso maggiore di sempre. Merito della «funflation» che la ragazza – figlia di un ex agente di cambio di Merril Lynch – ha contribuito a generare. Una premessa è doverosa. La funflation, in senso esteso, è antica almeno quanto la popular music. Per dire: i Beatles fecero schizzare alle stelle i prezzi degli stivaletti Anello & Davide; i concerti di Madonna e Michael Jackson, nei loro anni d’oro, hanno sempre impattato fortemente sui prezzi delle località in cui si tenevano. Con Taylor Swift, ma anche con fenomeni globali del K-pop come i BTS, però riscontriamo un diverso tipo di funflation rispetto al passato, dovuta al diverso tipo di fruizione della musica: dal tradizionale concetto di fan siamo passati a quello di «superfan», un consumatore compulsivo non solo di incisioni e concerti ma più in generale di tutti i prodotti riconducibili ai propri idoli. Taylor Swift ha gli “swifties”, i BTS hanno l’ARMY: non stiamo parlando di semplici fan club, ma di vere e proprie «chiese» globali dedite al culto della popstar di riferimento, per la quale il superfan è disposto a fare qualunque sacrificio. Inevitabile che la curva dei prezzi, di fronte ad atteggiamenti del genere, risponda in maniera sensibile.

13 milioni

In euro, gli incassi delle due date milanesi dell’Eras Tour, ovviamente finite sold out a una manciata di giorni di inizio prevendite. Si noti bene: un sold out in una venue da 60mila posti muove qualcosa come 6,5 milioni. Di questa cifra, al netto dei costi, più del 90% va alla produzione di Taylor Swift, i cui interessi sono tutelati dall’agenzia americana 13 Management, e il resto al promoter di riferimento. Nessuno al mondo, fatta eccezione per i pesi massimi, riesce a spuntare percentuali del genere da chi organizza concerti. E Taylor Swift è un peso supermassimo.

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260 milioni

Di una superstar non si butta via niente. Se l’Eras Tour è il più ricco di sempre, perché non fare anche il film del concerto? Eccovi servito Taylor Swift: The Eras Tour, prodotto l’anno scorso con 15 milioni di dollari di budget e capace di incassarne 260 milioni di dollari. Altri 75 milioni di dollari sono arrivati dall’accordo di distribuzione sulla piattaforma Disney+.



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Written by: redazione

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